Finisce con il Centrosinistra che si impone in 17 capoluoghi su 29 e in tutti quelli di Regione. Dalle urne delle Comunali arriva un messaggio chiaro: esiste un’alternativa possibile, rappresentata dal fronte unito delle tre principali forze progressiste (Pd, M5S e Avs), a questa destra maggioritaria in Parlamento ma non nel Paese.
Un’ulteriore indicazione che arriva dal voto riguarda invece specificamente il Centrosinistra. Che vince in quasi tutte le grandi città dove, diviso al primo turno, ha trovato la strada per ricompattarsi ai ballottaggi. Un segnale da tenere in debita considerazione per Meloni, ma non solo.
Hanno fatto discutere negli ultimi giorni le bordate di Grillo contro il presidente del Movimento 5 Stelle Conte. Che in questi ultimi anni ha certamente commesso degli errori, a cominciare dalla riorganizzazione dei territori che ha dimostrato evidenti lacune ai limiti dell’inconsistenza.
Ciononostante resta in questo momento l’unico leader spendibile: non si vedono molti Churchill all’orizzonte ansiosi di sfidare la sua leadership. Di contro, gli argomenti utilizzati da Grillo nella sua invettiva contro Conte lasciano molti dubbi. Frasi come “né di destra né di sinistra”, sono superate dalla realtà: i tempi del Movimento al 33% e di un’Italia tripolare sono lontani.
Alle Politiche e ancora di più alle Amministrative, le alleanze si fanno prima: correre soli con il 10% dei voti vuol dire consegnarsi all’irrilevanza. Senza contare che sulla grande emorragia di consensi dei 5S ha pesato molto anche il sostegno al governo Draghi. Che il Garante, a proposito di errori, scambiò per un grillino. Chi è senza peccato…