L'Editoriale

Calderoli e l’allergia per i giornali

Ieri il ministro Calderoli ha minacciato di chiamare in tribunale i giornalisti che commentano il suo ddl sull’autonomia differenziata.

Calderoli e l’allergia per i giornali

Querela tu che querelo anch’io, ieri il ministro Roberto Calderoli si è messo in scia alla Meloni, minacciando di chiamare in tribunale i giornalisti che commentano il suo disegno di legge sull’autonomia differenziata.

Il ministro Calderoli ha minacciato di chiamare in tribunale i giornalisti che commentano il suo ddl sull’autonomia differenziata

Ora, è noto quanto il potere sia allergico all’informazione, e per questo a partire dalla Costituzione è tutelato il diritto di stampa e di critica, nei limiti della rappresentazione di fatti reali, dell’interesse pubblico e della continenza del linguaggio. Ciò non ha scoraggiato premier come Renzi, o la leader di Fratelli d’Italia, dal fare montagne di cause o citazioni con richieste economiche milionarie.

Così, anche La Notizia deve continuamente difendersi da molti parlamentari (ma pure sindacalisti e condannati di ogni genere). Tra questi, non manca la stessa presidente del Consiglio, che non ha gradito le nostre cronache di un processo di ‘ndrangheta concluso in primo grado con molti anni di carcere a un esponente del suo partito. In questo clima, Calderoli ieri ha intimato ai giornalisti del Messaggero e del Mattino di non dire più che la legge sull’autonomia spacca l’Italia, perché questo sarebbe diffamatorio.

Certo, quando i treni arrivavano in orario non c’era il problema di mettersi a discutere con i giornali, ma sulla sua riforma Calderoli ha ragione ad offendersi, in quanto non spacca l’Italia ma la disintegra, e spinge il Centro e il Sud al dissesto finanziario. Tant’è vero che la stessa maggioranza sta frenando. Impossibile frenare, invece, l’arroganza di certi politici verso i giornalisti e di riflesso verso i cittadini.

Leggi anche: Tensioni sull’autonomia regionale. E Calderoli perde le staffe. Il ministro leghista se la prende con i giornalisti. Ma a frenare la legge sono i suoi stessi alleati