Se il buon giorno si vede dal mattino, il nuovo corso del Pd è persino peggio del vecchio. Elly Schlein eletta a furor di popolo segretaria contro l’ex renziano Bonaccini – espressione di quel sistema correntizio e di potere che ha fatto scappare treni di elettori – sceglie proprio il governatore emiliano per la presidenza del Partito. La mossa, che serve a scongiurare la diaspora dei cosiddetti riformisti, ha la benedizione persino di un padre nobile della Sinistra, come Romano Prodi. Ci aspettavamo, insomma, il nuovo che avanza e ci ritroviamo invece con l’avanzo del vecchio.
Un pessimo viatico per la possibile alleanza delle principali forze di opposizione, in alternativa all’armata Brancaleone delle destre. E d’altra parte, al di là delle bandiere sottratte ai 5 Stelle barando – come nel caso del Salario minimo, che oggi sarebbe obbligatorio se non fosse stato per il muro alzato proprio dagli amici di Bonaccini, insieme a Calenda, alla Cgil e Confindustria – le distanze tra i dem e il Movimento restano fortissime. A partire dal continuare ad armare Kiev piuttosto che assumere una posizione verticale con Usa e Nato per cercare davvero una soluzione diplomatica con Mosca.
Un solco che diventa ancora più profondo sui territori, dove una classe dirigente del Pd inamovibile garantisce quel sistema di potere che ha schifato gli stessi elettori del partito, tant’è vero che se fosse stato per i ras locali ora avremmo Bonaccini al Nazareno. Con la sua mossa, dunque, Elly tradisce chi l’ha votata. E sui tradimenti i 5S con Letta hanno già dato.