Quella di Renzi sul Quirinale è stata una grande vittoria. Una vittoria di Pirro. A dispetto di chi immaginava che al terzo giorno il Patto del Nazareno sarebbe resuscitato, lo strappo tra il premier e Berlusconi per imporre Mattarella si sta rivelando profondo. E anche contando i transfughi arruolati dalla maggioranza, senza il Cavaliere i numeri per campare in Parlamento non ci sono. Le riforme rischiano così di restare una chimera, ma anche per il resto sarà un Calvario. Ostaggio della sinistra del suo stesso Pd, costretto a mediare con ogni gruppuscolo di “responsabili”, Renzi può essersi messo nel vicolo stretto in cui si trova solo se la sua vera intenzione è di andare presto a votare. Un’idea tutt’altro che sbagliata, perché tra breve vedremo qualche avvisaglia di ripresa (grazie al doping monetario della Bce, mica all’impalpabile Padoan) e sfruttando il caos in Forza Italia e Cinque Stelle il premier potrebbe strappare una nuova vittoria, togliendosi di mezzo i parlamentari che oggi gli fanno opposizione nel suo stesso campo. Diversamente si navigherà a vista. E se non vuol fare la fine di Schettino, presto o tardi Renzi dovrà richiamarsi il Cavaliere.
L'Editoriale