L'Editoriale

A lezione da Ranucci

A lezione da Ranucci

Nell’emorragia di ascolti di Mamma Rai, per una sorta di ironico contrappasso, capita che perfino una vittoria, per i dirigenti di TeleMeloni, lasci in bocca l’amaro sapore della sconfitta. Perché mentre il debutto stagionale di Report metteva a segno uno straordinario 13,8% di share, aggiudicandosi la prima serata di domenica scorsa, la lungimirante dirigenza di Viale Mazzini a trazione sovranista non ha potuto intestarsi – né tantomeno festeggiare – il successo messo a segno dal programma di Sigfrido Ranucci. L’unico contro il quale, mentre altre trasmissioni di nuovo conio continuano ad inanellare un flop dietro l’altro, autorevoli esponenti del centrodestra – come Maurizio Gasparri – avevano ricominciato a sparare, già prima della messa in onda della prima puntata, invocando addirittura interventi dell’Agcom per bloccare i servizi sul ministero della Cultura e il sistema Toti in Liguria.

Ovviamente a sproposito. Il solito polverone, alzato per distogliere l’attenzione dalle polemiche scatenate dall’insulto rivolto dal capo dell’approfondimento Rai, Paolo Corsini, al conduttore di Piazza Pulita su La7, Corrado Formigli, diradatosi nel plebiscito di pubblico incassato dalla prima puntata di Report. Una prova di forza utile a rafforzare la convinzione che, per un servizio pubblico di qualità, l’unica ricetta possibile sia l’indipendenza dalla politica. Un concetto indigesto, ad onor del vero, tanto al centrodestra, che oggi controlla la Rai, quanto al centrosinistra, che la controllava prima (con la breve parentesi del governo gialloverde). E che la stessa politica, specialmente durante il governo Meloni, ha provato ad annacquare ripiegando sul labile principio del pluralismo. Ma più voci contrastanti non ne fanno una indipendente. “Quando tu parli indipendentemente dal colore politico, sei il cane da guardia della democrazia mettendo sotto indagine giornalistica chi amministra. Quello è il compito del giornalismo e un governo, un’amministrazione intelligente, apprezza il giornalismo in questa maniera. Il giornalismo deve essere lo sguardo sul potere, non deve essere la vetrina del potere”. Parola di Ranucci. Gioco partita, incontro.