Quindici punti. Un programma vero e proprio suggerito al governo Draghi e di cui più che certamente il Movimento cinque stelle si farà garante. Una rete pubblica con un Wi-Fi gratuito negli spazi aperti, le maggiori città coperte dal 5G entro il 2025, la digitalizzazione completa della Pubblica amministrazione, una nuova Rai sul modello della Bbc, lo stop ai contributi pubblici alle testate nazionali in favore di quelle locali. Sono queste le proposte elencate da Beppe Grillo in un post sul suo blog che detta le priorità da mettere in atto per “una riforma sostanziale dell’informazione“.
“È dal 2013 che parliamo di queste cose – scrive il garante del M5s – Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche“. Grillo parla di informazione, a poco più di due settimane dal post in cui aveva delineato il programma ambientale che i Cinquestelle vogliono portare a termine con l’arrivo delle risorse del Recovery Plan.
Temi e battaglie storiche dei Cinque Stelle, come lo stesso garante ha voluto ricordare proprio nell’incipit del suo post. Dalla transizione ecologica a quella digitale, questa volta Grillo entra nelle materie che saranno di competenza di Vittorio Colao, scelto da Mario Draghi per guidare il ministero che – sempre con i soldi del Recovery – dovrà guidare l’innovazione e la transizione digitale in Italia. E molte delle proposte, dall’accelerazione dei lavori per il completamento della copertura nazionale della rete in fibra al cablaggio degli edifici pubblici fino a sviluppo del 5G, migrazione della pa al cloud e Spid per accedere ai servizi pubblici, ricalcano quelle messe nero su bianco nel Piano Colao commissionato dal governo Conte2.
Piano alla cui scrittura hanno peraltro contribuito non solo l’ex numero uno di Vodafone ma anche i neoministri Roberto Cingolani, ora alla Transizione ecologica, ed Enrico Giovannini, scelto per le Infrastrutture e per i Trasporti. Un segno importante che potrebbe significare – questa è la speranza – che le idee non restino soltanto sospese.
FRIZIONI IN MAGGIORANZA. Tra i punti programmatici, però, quello più battuto da Grillo è senza ombra di dubbio quello della riforma della Rai. “Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo“, scrive Grillo.
Che poi aggiunge: “Il cittadino non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano”. Per questo motivo, spiega il garante dei Cinque Stelle, “è arrivato il momento di mettere in atto queste proposte”.
Un elenco di 15 punti, tra cui come detto la “riforma della Rai sul modello Bbc, con un canale senza pubblicità”. Una proposta che, com’era facilmente ipotizzabile, ha già spaccato nuovamente la maggioranza. Se infatti diversi esponenti del Movimento cinque stelle hanno rilanciato l’idea di Grillo precisando che sia arrivato il momento di cacciare i partiti dalla Rai (tra gli altri a ribadirlo è stato Dino Giarrusso), a criticare le parole dell’ex comico è stato il parlamentare di Italia viva e membro della commissione Vigilanza Rai Michele Anzaldi.
“Prima di parlare di riforma della Rai – ha scritto su Facebook il renziano -, Beppe Grillo farebbe bene a chiedere scusa per il fallimento di questa Rai targata M5s e scelta dai Governi Conte. Da tre anni l’azienda è amministrata dai vertici decisi dal Movimento 5 stelle e da Conte, a partire dall’amministratore delegato Salini, ed ha raggiunto il punto più basso per qualità dell’informazione, rispetto del pluralismo, deontologia giornalistica. In particolare nei mesi della pandemia abbiamo visto il servizio pubblico dare il peggio”.
È facile immaginare che un altro dei punti di scontro possa essere con Forza Italia. Grillo, infatti, ha proposto anche la “riscrittura della legge Gasparri in base alla nuova direttiva europea SMAV (modifica affollamento pubblicitario, ridefinizione quote di mercato, regole anche per i giganti del web)”. Questo verosimilmente potrebbe irritare non solo il senatore Maurizio Gasparri ma tutto il gruppo parlamentare di Forza Italia. Cosa non da poco considerando, come si sa, che nel governo siedono tre ministri berlusconiani: Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e Mara Carfagna. Chissà come recepiranno questa proposta.