La giornata era cominciata avvolta da tensioni e col rischio concreto che alla fine non si sarebbe giunti a licenziare in Consiglio dei ministri il Decreto Fiscale e il Ddl Bilancio. E alla fine, invece, il compromesso è stato trovato e la partita è stata chiusa. Con tanto di impegni mantenuti. Ci ha pensato alle 21,30 abbondantemente passate direttamente il premier Giuseppe Conte a dirlo: “Manderemo il Draft Budgetary Plan a Bruxelles entro le 24 come previsto. E in più abbiamo approvato un ulteriore decreto legge sulla semplificazione”. Meglio di così, non si poteva. “Manteniamo tutte le promesse, siamo molto soddisfatti, frutto di un lavoro meditato e di tanti incontri”, ha esultato a giusta ragione il premier.
TENSIONI E RISOLUZIONI – La giornata, tuttavia, era cominciata con aspre tensioni tra gli alleati di Governo e diverse fumate nere, ma alla fine l’intesa è stata aderita sul tema più dirimente: potrà aderire alla “pace fiscale” chi è in regola con le dichiarazioni dei redditi e anche chi ha omesso fino a un massimo del 30% dei propri introiti, con un tetto massimo di 100mila euro. Ci sarà poi “una norma per l’arresto degli evasori fiscali”. La spada di Damocle che rischiava di far capitolare il Governo, alla fine, è stata riposta e la soluzione è stata trovata: pace fiscale sì, condono no. Con due ore di ritardo si è dunque riunito il consiglio dei ministri convocato per le 17,30 con all’ordine del giorno il dl e la bozza della legge di Bilancio. Cosa ci sarà, dunque, in Manovra? Tutto ciò che era già stato previsto dalla Nota di Aggiornamento al Def. A sintetizzare i punti è stato ancora una volta il ministro dell’Economia Giovanni Tria: “La Manovra riflette quanto era lì (nel Def, ndr) contenuto sia negli obiettivi di deficit, come ovvio, che nei contenuti. I principali sono l’eliminazione dell’aumento Iva previsto nella legislazione vigente, il finanziamento del reddito di cittadinanza e della correzione della Fornero per la possibilità di andare in pensione un po’ prima per superare problemi di turn over. Ci sono provvedimenti fiscali a favore soprattutto delle piccole imprese”. Tutto come previsto, dunque. Tra i punti centrali anche il taglio delle pensioni d’oro, entrato in Manovra, che a detta di Luigi Di Maio dovrebbe regalare un miliardo in tre anni alla causa gialloverde. La misura dovrebbe riguardare gli assegni sopra i 4.500 euro nette. La riforma della Legge Fornero che prevede “quota 100” per andare in pensione partirà a febbraio, senza limiti e senza penalizzazioni. La combinazione per arrivare a 100 dovrebbe essere tra 62 anni di età e 38 di contributi. Il costo? Sette miliardi.
FLAT TAX, TAGLI E INVESTIMENTI – Centrale, ovviamente, anche la Flat Tax: l’obiettivo è estendere la platea già esistente (è al 15% per i professionisti con ricavi fino a 30mila euro e per le altre categorie con ricavi fino a 50mila euro) ad autonomi, Snc, Sas e Srl che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65mila euro. Dai 65mila ai 100mila euro si pagherebbe un 5% addizionale. Le start up e le attività avviate dagli under35 godrebbero di un supersconto al 5%. Il costo è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime. Ci sono poi i tagli alla politica: per legge i ministeri devono già operare tagli per un miliardo di euro l’anno. Lo sforzo richiesto potrebbe essere però ben superiore, pari a 3-4 miliardi. Promesso un taglio di 1,3 miliardi in tre anni spesi per l’immigrazione, di cui 500 milioni nel 2019. Infine altro capitolo essenziale è quello relativo agli investimenti, senz’altro il capitolo più gradito al ministro dell’Economia: è previsto che valga lo 0,2 del Pil, pari a 3,5 miliardi. Oltre alle risorse finanziarie si punta a sbloccare gli investimenti a livello locale e con una revisione della soglia per gli appalti senza gara.