L’aria della manovra non fa bene agli italiani. Nelle settimane in cui la legge di Bilancio è approdata in Parlamento dopo il via libera in Consiglio dei ministri, la fiducia di consumatori e imprese peggiora.
Le stime dell’Istat sul clima di fiducia fanno segnare una discesa che indica chiaramente come la percezione nel Paese sulla situazione economica sia tutt’altro che positiva. L’indice riguardante i consumatori è in discesa da 97,4 a 96,6 mentre l’indicatore composito delle imprese scende da 93,4 a 93,1.
Crolla la fiducia di consumatori e imprese
Per i consumatori il peggioramento riguarda soprattutto le opinioni sulla situazione economica generale e su quella futura. La fiducia per l’attuale clima economico scende da 99,7 a 97,8. Per quello futuro il calo è da 95,0 a 93,8. Minore, invece, la discesa per quanto riguarda il clima personale che passa da 96,6 a 96,2. Stesso discorso per quello corrente che scende da 99,2 a 98,7.
Passando poi al settore delle imprese, il clima di fiducia scende per il terzo mese consecutivo e tocca il livello più basso dall’aprile del 2021. Il calo è più marcato per il comparto dei servizi di mercato, dove l’indicatore passa da 95,2 a 93,7. Flessione netta anche per le costruzioni, da 103,9 a 101,5.
Gli effetti della manovra e il rischio Natale
Il calo della fiducia preoccupa le associazioni a difesa dei consumatori, a partire dall’Unione nazionale consumatori. Per il suo presidente, Massimiliano Dona, il rischio è quello di un “Natale in bianco”, tanto per i cittadini quanto per i commercianti. Dona teme infatti “una gelata sui consumi di Natale, considerato che a crollare maggiormente è proprio la componente relativa alle opportunità di acquistare beni durevoli, che precipita da -60,6 a -71, oltre 10 punti percentuali in meno, -10,4, ossia i beni che si comperano tipicamente a Natale. Non vanno bene anche i giudizi e le attese sulla situazione economica della famiglia, anche se la caduta è più contenuta”.
E una possibile svolta non si vede neanche “nella prossima legge di Bilancio”, sottolinea il presidente dell’Unione nazionale consumatori, partendo dal presupposto “che non serve a molto aiutare i ceti più abbienti, quelli che guadagnano fino a 40mila o peggio ancora 50mila euro, ma le famiglie più in difficoltà, per le quali invece ci si limita a riconfermare le misure già attuate lo scorso anno, pur se rendendole strutturali”.
Secondo il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, i dati dell’Istat certificano che “le famiglie italiane bocciano la manovra e le nuove misure annunciate dal governo, dimostrando un generalizzato pessimismo sul futuro del paese”. I dati, per Rienzi, sono “un segnale di allarme che riflette le preoccupazioni di famiglie e attività produttive circa la situazione economica del Paese. Preoccupa in particolare – spiega Rienzi – la diminuzione dell’indice sulla propensione all’acquisto di beni durevoli, perché in presenza di una scarsa fiducia le famiglie riducono i consumi nel breve termine e rimandano al futuro gli acquisti, con effetti negativi a cascata su industria, commercio ed economia”. Per il Codacons, ciò che manca dal governo “è un impegno reale sul fronte dei prezzi, che dopo due anni di inflazione alle stelle dovrebbe diminuire, e della difesa del potere d’acquisto dei cittadini”.