Dopo giorni di tensione, finalmente il telefono ha squillato. Con un fine: darsi appuntamento a lunedì prossimo per un faccia a faccia. Ai due lati della cornetta le due persone di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi: Mario Draghi e Giuseppe Conte.
Una breve conversazione, stando a quanto rivelato dai rispettivi staff, e che ha semplicemente rinviato il chiarimento. L’idea di un colloquio di persona era stata avanzata dallo stesso Draghi dopo le polemiche per le rivelazioni sulle conversazioni avute con Beppe Grillo. Ieri lo stesso Conte, intercettato da Agorà Estate, aveva detto: “Sì lo vedrò oggi (ieri, ndr)”. Poi, però, il rinvio.
E il segno che la situazione ancora non è tranquilla, lo ha dato lo stesso leader M5s: intercettato al termine del convegno Cgil, alla domanda se “si fida di Draghi”, ha risposto che “ne parleremo lunedì”.
Il confronto tra i due arriva dopo una settimana molto tesa e, soprattutto, dopo che lo stesso Draghi in conferenza stampa ha dichiarato che non è disposto a guidare governi che abbiano altre maggioranze. Il caso è scoppiato mercoledì: il sociologo Domenico De Masi, intervistato dal Fatto quotidiano, ha riferito di aver saputo dal fondatore M5s che il premier gli avrebbe chiesto la rimozione di Conte.
Parole che prima il premier, impegnato nel vertice Nato, a domanda diretta non ha smentito. Salvo poi, dieci ore dopo, inviare una velina che prendeva le distanze da quelle parole. Ma il chiarimento ufficiale è arrivato durante la conferenza stampa del 30 giugno, subito dopo il Consiglio dei ministri: “Il governo senza i 5 stelle non si fa”, ha detto Draghi.
E soprattutto, ha negato di aver pronunciato quelle frasi. “Non ho mai fatto queste dichiarazioni”, ha detto Draghi. “Non sono mai entrato e non ho mai pensato di entrare nelle dinamiche delle forze politiche, io lavoro nell’interesse degli italiani e non capisco perché mi si voglia tirar dentro a questa faccenda, a cui sono estraneo”.
Poi, in riferimento ai messaggi che si sarebbero scambiati, ha replicato: “Mi dicono che ci sono riscontri oggettivi: vediamoli, li aspetto”. L’ex premier, dopo le rivelazioni di De Masi, aveva detto di essere “sconcertato” e già mercoledì aveva sentito telefonicamente il premier per un primo chiarimento.
Oltre alle questioni personali, però, restano i tanti temi su cui evidentemente Draghi e il Movimento cinque stelle continuano ad essere lontani. Accanto alla legge elettorale Conte chiederà una posizione più chiara senza ombra di dubbio sulla linea pacifista del governo. “Il Movimento – spiegano fonti interne – ha una linea netta sul punto: la nostra Costituzione. E dunque vogliamo che anche questo governo di cui facciamo parte prenda posizione, al di là delle armi inviate all’Ucraina”.
Altro capitolo su cui il presidente pentastellato chiede maggiori garanzie è senz’altro quello della transizione ecologica. È difficile si possa arrivare a chiedere un nuovo ministro al dicastero oggi guidato da Roberto Cingolani, ma è indubbiamente vero che i Cinque stelle sono scontenti della gestione fin qui tenuta: “Serve un cambio di passo radicale sulle fonti rinnovabili, soprattutto adesso che siamo sprofondati in una crisi energetica senza precedenti”, riferiscono ancora fonti interne.
Altro capitolo, infine, è quello legato alle politiche di welfare. Ed è, forse, il tema più delicato: dal Reddito di cittadinanza al Superbonus, sono più le volte che Draghi ha prestato il fianco ai detrattori di misure profondamente care ai Cinque stelle, che i momenti in cui le ha difese. È un fatto che i pentastellati non accetteranno mai passi indietro su tali provvedimenti (cosa diversa, invece, per un loro miglioramento).
Una posizione che Draghi ovviamente conosce e su cui già immagina Conte punterà i piedi. Ecco perché non è detto che l’incontro si concluda nel migliore dei modi. Sebbene sia obiettivo comune quello di allentare le tensioni degli ultimi giorni.