È notizia stranota quella degli arresti per una presunta rete di corruzione allestita dal Qatar all’interno delle istituzioni europee. Sono attualmente in stato di arresto la greca Eva Kaili (nella foto), la politica di più alto profilo coinvolta, una delle 14 vice presidenti del Parlamento europeo; Pier Antonio Panzeri, europarlamentare con il centrosinistra tra il 2004 e il 2019; Francesco Giorgi, compagno di Kaili, assistente parlamentare e fondatore della ong Fight Impunity; e Niccolò Figà-Talamanca, a capo della ong No Peace Without Justice.
Secondo alcuni analisti la rete di corruzione allestita dal Qatar potrebbe essere il più grave scandalo della storia dell’Ue
Secondo alcuni analisti politici potremmo essere di fronte al «il più grave» scandalo a colpire le istituzioni europee da anni. Le accuse formali sono di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio di denaro.
In Italia sono state arrestate anche Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri, rispettivamente moglie e figlia dell’ex eurodeputato del gruppo S&D. Sabato la Corte d’Appello di Brescia ha convalidato il loro arresto concedendo a entrambe i domiciliari. Secondo gli inquirenti di Bruxelles, che hanno ottenuto un mandato di arresto internazionale, le due indagate “sembrano essere pienamente consapevoli delle attività” del “marito/padre” e sembrano “persino partecipare nel trasporto dei ‘regali’ dati al Marocco da A.A., ambasciatore del Marocco in Polonia“.
I reati, spiegano gli inquirenti, sono menzionati nelle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche, “durante le quali la signora Panzeri ha fatto commenti circa i ‘regali’, dei quali ha apparentemente beneficiato”. Maria Colleoni avrebbe anche detto a Panzeri “di aprire un conto bancario in Belgio e aveva apparentemente insistito che non voleva che lui facesse operazioni senza che lei potesse controllarle. Gli ha detto di aprire un conto con Iva, cosa che suggerisce che Panzeri potrebbe avviare una nuova attività commerciale, soggetta a Iva.
Questo indica che Maria Colleoni esercita un qualche tipo di controllo sulle attività del marito o che perlomeno cerca di mantenere un qualche controllo”. Gli inquirenti sottolineano che Colleoni “ha usato la parola ‘combines‘ per riferirsi ai viaggi e agli affari del marito. La parola francese ‘combines’ è peggiorativa e suggerisce che suo marito usa mezzi ingegnosi e spesso scorretti per ottenere i suoi scopi“.
Nei documenti allegati dalle autorità belghe all’autorità italiana c’è anche il riferimento a vacanze per un costo che arrivava fino a “100mila euro”. A casa dell’eurodeputato (prima del PD e poi di Articolo Uno) sarebbero stati ritrovati 500mila euro in contanti.
A cosa serviva la presunta corruzione di europarlamentari e dei loro staff sulla quale sta indagando l’autorità giudiziaria belga? Il caso più clamoroso è quello di una risoluzione approvata dal parlamento europeo di fine novembre che si «compiace» per come il Qatar tratti i lavoratori nonostante Amnesty International, tra gli altri, abbiamo più volte contestato la violazione dei diritti umani.
Gli investigatori belgi, coordinati dalla procura di Bruxelles, hanno perquisito sabato sera la casa dell’eurodeputato socialista Marc Tarabella. Con Tarabella siamo di fronte al secondo eurodeputato formalmente citato nell’ambito dell’inchiesta. Tarabella in un suo discorso disse che “il discorso unilateralmente negativo mi sembra dannoso per l’evoluzione dei diritti in futuro in Qatar”.
Ci sono due importanti lezioni. La prima è che i Paesi arabi considerano i diritti un orpello da poter comprare serenamente. Basta trovare qualche politico influente che sia disponibile a parlar bene di loro, ricoperto di soldi illegittimi e legittimi (il riferimento non è casuale). La seconda lezione è che questi mondiali fanno talmente schifo, dal punto di vista dei diritti, che chi sostiene il contrario è perlomeno sospetto.