Conti correnti sempre più sotto l’occhio vigile, attento, orwelliano del Fisco italiano. Gli scombussolamenti nel settore bancario di certo non mancano e il 730 precompilato è il fiore all’occhiello di una politica che sta stringendo la morsa sugli evasori fiscali che da sempre danneggiano il sistema italiano. La gestione di un conto implica, preliminarmente, la necessità di compiere tutte le valutazioni di base, valutando costi e servizi, mettendo Fineco e i suoi prodotti a confronto con quelli di ING Direct, Mediolanum e degli altri istituti. Il resto viene dopo, quando il conto è già bello che attivo e il Fisco può allungare i suoi tentacoli, cingendo gli evasori. E soffocando l’intimità finanziaria delle famiglie.
I conti correnti sotto l’occhio del Fisco: spesometro e redditometro
Tra i vari strumenti messi a punto dall’Agenzia delle Entrate per aumentare il controllo sui conti correnti italiani, lo spesometro può essere definito il vero pioniere della specialità. Introdotto a partire dal 2010, esso prevede “l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate le operazioni rilevanti ai fini Iva”.
Della stessa pasta, ma più raffinato nella sua applicazione, è il redditometro, attraverso il quale l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di monitorare i movimenti effettuati sui conti correnti, rilevando eventuali anomalie. Se, supponiamo, un cittadino che percepisce un reddito annuale di 25 mila euro, è legittimo aspettarsi spese e movimenti bancari siano in linea con quanto attestato nella dichiarazione dei redditi. Forti discrepanze tra i due dati (quello della dichiarazione e quello inerente ai movimenti sul conto) legittimano il Fisco a richiedere un accertamento fiscale.
In caso di accertamento, spetta all’interessato dimostrare che gli introiti in ‘eccesso’ riguardano capitali esentasse o già tassati. In caso contrario, egli può andare incontro a una condanna per evasione fiscale o per violazione sulle normative per la tracciabilità.
La principale differenza tra i due strumenti è che lo spesometro è utilizzato per indagare su pagamenti che superano una certa soglia mentre il redditometro serve per stimare il reddito effettivo del contribuente attraverso un’analisi delle spese effettuate da quest’ultimo.
L’Anagrafe dei conti correnti: l’ultima evoluzione
Attraverso l’Anagrafe dei conti correnti, il Fisco italiano ha la possibilità di controllare direttamente la nostra storia bancaria, mettendo mano ai dati fiscali attingendo direttamente al database degli istituti di credito. Questi ultimi, secondo le ultime variazioni di legge, sono obbligati a comunicare all’anagrafe tributaria tutte le transazioni che riguardano i conti aperti presso l’istituto. In tal modo, la tracciabilità degli spostamenti di denaro è pressoché totale.