Da anni accumula record di ascolti con “Lo Zoo di 105”. Un amore che Marco Mazzoli divide tra radio e impegno per salvaguardare il pianeta e gli animali.
Quando hai immaginato “Lo Zoo di 105” era proprio come poi è stato realizzato in concreto o ne avevi un’idea diversa? E come lo vedi in futuro?
“In realtà Lo Zoo è nato per caso. Ero arrivato da poco a Radio 105 e, dopo aver fatto il tappa buchi per qualche mese e aver coperto tutti gli orari possibili del weekend, mi è stato offerto di progettare un nuovo programma da New York. Mi sono trasferito a Manhattan per 11 mesi, dando vita a “105 Ny”, esperienza straordinaria che però non mi rappresentava appieno. Verso Settembre 1999 sono tornato in Italia e la radio mi ha proposto le 16-18, uno degli orari più importanti del palinsesto e da lì a poco, passo dopo passo, ho dato vita a quello che oggi è lo Zoo! Volevo creare qualcosa che facesse ridere anche il pomeriggio, mentre tutti gli altri facevano musica. Così lo Zoo è andato in progressione, non c’era un’idea precisa. Dopo pochi mesi, visto il successo e gli ascolti in crescita, mi hanno spostato alle 7 del mattino e per quasi tre anni, eravamo “la sveglia eccessiva” di Radio 105. Dopo aver raggiunto il record di ascolti (458.000 per quarto d’ora, ai tempi un record), mi hanno proposto il pomeriggio dalle 14 alle 16, dove oggi tocchiamo punte di 1.5 milioni di ascoltatori a quarto d’ora. Lo Zoo è in continua evoluzione, non ho mai avuto un ‘progetto’ nella mia testa, è pura spontaneità e creatività. Ognuno di noi porta la propria follia in onda, attraverso racconti, scenette e improvvisazione”.
A quale trasmissione del passato ti sei ispirato o ti senti debitore? La presenza per tanti anni di Leone di Lernia farebbe pensare al Fausto Terenzi Show…
“Da ragazzo ascoltavo il “Fausto Terenzi Show” e ne ero assolutamente fan! Sicuramente la loro comicità è stata di ispirazione per lo Zoo. Quando Leone è entrato in squadra abbiamo fatto nostri molti meccanismi comici di Terenzi, ma col tempo siamo riusciti a creare uno stile tutto nostro. Nel 2001 ho scoperto Howard Stern (conduttore radiofonico americano), altro pazzo estremo, costretto a lasciare l’Fm per passare a una piattaforma satellitare per via degli eccessi non consentiti dalla federazione delle comunicazioni americana. Anche da lui ho tratto ispirazione, ma a parte questi esempi, lo Zoo, nel tempo, ha creato un suo stile unico, senza eguali”.
Conosci molto bene anche la realtà delle radio americane. Cosa abbiamo da imparare in Italia da quel mondo?
“In realtà le radio americane hanno molto da imparare da noi. La radiofonia italiana è molto più libera e decisamente più creativa. Credo che le radio italiane siano in assoluto le più innovative del mondo. Capaci di attirare a sé milioni di ascoltatori attraverso programmi e contenuti decisamente di qualità. In America le radio sono tutte uguali, molto piatte, settoriali e senza creatività alcuna”.
Lo Zoo da molti è conosciuto, e in alcuni casi anche criticato, per gli eccessi. Ma sono tante le battaglie di rilievo sociale che portate avanti, come quella per gli animali, a cui sei molto legato…
“Nella vita privata sono un “attivista”, ma nel vero senso della parola! Non vado a imbrattare monumenti e non blocco il traffico. Io e mia moglie facciamo parte di una piccola onlus (no profit) con cui andiamo a pulire spiagge, parchi e strade dalla plastica e dall’inciviltà delle persone. E poi apparteniamo a una serie di organizzazioni animaliste con cui cerchiamo di salvare più animali possibili da atroci sofferenze. Con Action Project Animal di Davide Acito cerchiamo di salvare più cani possibili da un rituale Cinese a Yulin, dove migliaia di cani vengono torturati e poi mangiati. Con Alimenta l’amore di Coop aiutiamo a sensibilizzare le persone e a raccogliere fondi per aiutare rifugi e canili di tutta Italia. Io amo gli animali e il nostro pianeta, so che le mie azioni sono gocce d’acqua nell’oceano, ma le grandi imprese si fanno con tanti piccoli passi alla volta. Negli ultimi anni ho visto tanti cambiamenti in positivo, e sono convinto che piano piano le cose cambieranno, sia a livello ecologico, sia per quanto riguarda il rispetto e la salvaguardia degli animali. Questo non è “il nostro pianeta”, lo dobbiamo condividere con altre specie. Siamo solo ospiti e come tali, dobbiamo essere più educati”.