di Giuseppe Cantore
L’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, torna sulla vicenda dei marò. Lo fa sul suo profilo facebook prendendo spunto dalle “gravi inondazioni” che stanno colpendo le regioni settentrionali dell’India per cui “tutti noi dobbiamo esprimere la nostra vicinanza alle popolazioni colpite”. Dopo un’ ampia analisi della situazione politica del Paese, con le incertezze di politica interna e le aspettative che alcuni importanti partner hanno per un più attivo ruolo internazionale, Terzi propone un suo commento sui nostri militari: “Va da sé – scrive terzi – che il precedente di militari in missione ufficiale antipirateria catturati dall’India rappresenta un vulnus gravissimo alle garanzie di cui devono potersi avvalere i peacekeepers di tutti i Paesi del mondo, a essere giudicati nella loro patria d’origine” . Facendo poi riferimento alla visita del segretario di Stato Usa, John Kerry, aggiunge gli americani “hanno fatto sempre di tutto per affermare questo principio nell’interesse dei loro militari, diversamente da quanto sta ora facendo l’Italia. Prima di riuscire a riportare i marò in Patria, lo scorso febbraio, Washington aveva svolto un’efficace opera di sensibilizzazione su questo caso. Sarebbe stato estremamente opportuno, a mio parere, sollecitare Washington affinchè si cogliesse l’occasione-in un momento così delicato per le indagini condotte dall’Agenzia Antiterrorismo- per ottenere dal Segretario di Stato, personalità di così grande spessore e così amica dell’Italia, un intervento a nostro favore.” Ancora una volta l’ex ministro sconfessa il proprio stesso Paese, confidando nell’aiuto straniero piuttosto che nella diplomazia italiana.
Chissà se avrà ragione. Fatto sta che sono passati quasi 500 giorni dal giorno in cui Latorre e Girone si sono consegnati alle autorità indiane.