Presentare 14 emendamenti (tutti della maggioranza) a un testo composto da soli 13 articoli (tutti scritti dalla maggioranza), non è cosa da tutti. Ma non per il governo Meloni e non, soprattutto, per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il testo in questione è il contestatissimo decreto Carceri, da oggi all’esame della Commissione Giustizia del Senato.
Un testo che tutte le opposizioni unite hanno chiesto di ritirare, anche perché, dato il brevissimo tempo concesso alle opposizioni per esaminare tutte le modifiche apportate (entro le 14 di oggi), di fatto è stato blindato dalla maggioranza. La quale poi lo porterà in aula la settimana prossima, ponendo la fiducia, visto che deve essere convertito entro il 2 settembre.
Niente norme su sovraffollamento e minori in carcere
Alcune delle proposte di modifica erano state annunciate ieri in Consiglio dei ministri dal Guardasigilli e riguardano l’immissione in servizio di nuovi dirigenti penitenziari; l’introduzione di una indennità di specificità organizzativa penitenziaria; l’istituzione del Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria e l’ampliamento delle opportunità di accesso alle misure alternative per i detenuti tossicodipendenti. Nulla sul sovraffollamento carcerario, né sui minori all’interno delle carceri.
Prima di iniziare l’esame, le opposizioni hanno chiesto un’informativa urgente al ministro Nordio sul tema delle carceri “dove ci sono anche minori che vengono costretti a vivere dietro le sbarre con le proprie madri”, ha sottolineato il capogruppo del Pd in commissione Alfredo Bazoli.
“Il governo, invece di aprire un dialogo con l’opposizione sul decreto carceri, con la consueta modalità presenta 13 emendamenti, a firma relatore e governo, che riscrivono e peggiorano un testo già criticato da tutti” attacca la senatrice AVS Ilaria Cucchi, vicepresidente della commissione Giustizia del Senato.
Lo scontro sulle Rems e la ritirata della maggioranza
Un particolare terreno di scontro è stato l’emendamento riguardante le nuove Rems di primo livello, le strutture cioè dove internare i detenuti con problemi psichiatrici. La maggioranza progettava strutture “ad alta sicurezza a gestione mista, sanitaria per quanto riguarda l’assistenza delle persone ospitate, e giudiziaria per quanto attiene la sicurezza degli operatori e degli utenti, assicurata dalla polizia interforze”.
Un emendamento, duramente contestato dalla minoranza che in Aula ha tuonato contro il testo, a partire da Cucchi, la quale ha parlato di un possibile ritorno agli ospedali psichiatrici giudiziari oramai da tempo chiusi. Tanto che poi l’emendamento è stato ritirato, perché anche nella maggioranza sono sorti numerosi interrogativi, sia sulle coperture finanziarie, sia sulla formazione del personale previsto.