Si dice spesso che l’abuso d’ufficio così com’è non funziona. Proprio per questo le destre si sono sempre dette pronte a mettere mano a questa norma del codice penale che, secondo l’Anci, spesso e volentieri lega le mani agli amministratori locali che temono di incorrere in ripercussioni penali.
Il ministro della Giustizia Nordio insiste per cancellare l’abuso d’ufficio con l’appoggio di FI. Ma FdI e Lega si mettono di traverso
Il problema è che nella maggioranza si sono venuti a creare due schieramenti che la pensano in modo molto diverso su come procedere perché da un lato c’è chi vorrebbe fare un litfing alla normativa e dall’altro chi, a partire dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, auspica addirittura la cancellazione dell’abuso d’ufficio stesso.
Si tratta di un pensiero che il guardasigilli va ripetendo da tempo – incluso ieri durante il mini vertice in via Arenula a cui hanno preso parte il viceministro Francesco Paolo Sisto e i sottosegretari Andrea Ostellari e Andrea Delmastro Delle Vedove per fare il punto della situazione -, ma su cui l’accoglienza resta a dir poco tiepida tanto che nel summit ci si è limitati a disporre un tavolo di lavoro per arrivare a un disegno di legge governativo, che miri a superare la paura della firma degli amministratori pubblici.
Una proposta che non sembra scaldare gli animi della maggioranza tanto che solo da Forza Italia c’è stata una timida apertura. Per trovare un gradimento convinto, Nordio sembra dover guardare al Terzo polo di Carlo Calenda che ha già fatto capire di appoggiare la proposta di cancellazione dell’abuso d’ufficio e che – più in generale – non perde occasione per far sapere di gradire la visione garantista della Giustizia che sta portando avanti Nordio.
Il problema per il guardasigilli – che appare deciso a fare un ultimo tentativo nei prossimi giorni – è che i due soci di maggioranza del governo, ossia Fratelli d’Italia e Lega, sono scettici all’ipotesi di una cancellazione tout cour e vorrebbero limitarsi a modifiche – anche sostanziali – della norma per non porgere il fianco alle opposizioni con quello che verrebbe etichettato come un regalo ai colletti bianchi.
A ribadire il concetto è stata la presidente della Commissione Giustizia del Senato e responsabile Giustizia del Carroccio, Giulia Bongiorno, rispondendo ai cronisti che le chiedevano quale fosse la posizione del suo partito sull’eventuale e sempre più probabile riforma dell’abuso d’ufficio.
“Ritengo opportuno un intervento legislativo diretto a tipizzare ulteriormente in maniera più precisa possibile la condotta dell’abuso, vista la tendenza della giurisprudenza a dilatare l’ambito applicativo, ma non credo che sia auspicabile l’abrogazione perché, da un lato, resterebbero scoperte ipotesi di strumentalizzazione a danno della Pubbblica amministrazione e, dall’altro, si determinerebbe il paradosso di una riespansione di reati puniti più gravemente”.
In altre parole, spiega la Bongiorno, “per colpire reati d’abuso si rischierebbe di dover far ricorso a fattispecie più gravi come la turbata libertà degli incanti o il peculato per distrazione”. Di tutt’altro avviso l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) che dalle colonne del Sole 24 Ore ha confermato il proprio appoggio alla proposta del ministro della Giustizia: “A nostro parere urge l’abrogazione del reato d’abuso ufficio. E questa è una considerazione condivisa dalla stragrande maggioranza dei sindaci, indipendentemente dalla propria appartenenza politica”.
Questo perché “i dati parlano chiaro: solo il 3% dei procedimenti diventano condanne. Ma la nostra condanna di amministratori comincia da subito, con la sola notizia dell’indagine. Ora che bisogna attuare il Pnrr, si rischierebbe la paralisi”.