Compatti e granitici davanti alle telecamere, divisi e in costante lotta tra di loro quando c’è da ragionare sul provvedimento di turno da portare a casa. Strano destino quello delle destre che sembrano comportarsi come dottor Jekill e mister Hyde, come dimostra quanto accaduto ieri quando hanno approvato il nuovo decreto migranti, “all’unanimità” durante il Consiglio dei ministri a Cutro, dopo quella che è sembrata una vera e propria guerra interna.
La Meloni prova a sfilare a Salvini il controllo dei mari. E per ripicca la Lega rilancia i suoi vecchi decreti sicurezza
Che le cose stiano così lo si intuisce proprio dalla genesi del provvedimento che nella sua bozza iniziale, arrivata sul tavolo del pre-Consiglio, metteva in bella mostra una norma che ha fatto sobbalzare sulla sedia i tanti leghisti e soprattutto il loro leader Matteo Salvini. Stando a quanto si leggeva nel testo, poi cestinato, veniva previsto il potenziamento della sorveglianza marittima attraverso la costituzione di un Dispositivo integrato interministeriale coordinato della squadra navale della Marina militare.
Nella bozza iniziale della norma la sorveglianza dei mari passava dal Viminale alla Difesa
A definire le modalità attuative di questo innovativo dispositivo sarebbero state il presidente del Consiglio, su proposta del ministro della Difesa, Guido Crosetto, in concerto con i ministri interessati. Tradotto dal politichese la norma avrebbe sostanzialmente spodestato sia Matteo Piantedosi che Matteo Salvini dalla sorveglianza dei mari, passando al numero due di Fratelli d’Italia.
Uno smacco insostenibile per il leader del Carroccio che da sempre cavalca il tema dei migranti irregolari e che proprio per poter gestire questa partita, sulla quale ha fondato gran parte del proprio consenso popolare, lo aveva portato ad accettare – con non poca riluttanza dopo aver perso il braccio di ferro per andare al Viminale – il ruolo di ministro dei Trasporti che, come noto, gli garantiva di poter gestire la Guardia costiera e la delega ai porti.
Inevitabile che leggendo la bozza, in via Bellerio sia salita la tensione oltre a livello di guardia tanto che Salvini si sarebbe messo di traverso al fine di far saltare l’articolo. Con il crescere della tensione, nella tarda mattinata è intervenuto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, per provare a chiudere ogni polemica attraverso una nota in cui affermava che “la notizia riportata da alcuni giornali e siti relativa al rafforzamento della sorveglianza marittima da parte del Ministero della Difesa è totalmente priva di fondamento”.
Frase che, infatti, è stata il preludio alla retromarcia visto che poi in serata la norma è stata stralciata dal decreto migranti. E che l’argomento non sia stato una totale invenzione dei media lo ha confermato la stessa leader in conferenza stampa rivelando che “sulla vicenda della Marina militare, è stata oggetto di una proposta del ministero della Difesa poi ritirata dal ministro Crosetto per due ragioni: perché il nostro sistema funziona e perché c’è un precedente non fortunatissimo sull’utilizzo della Marina che è quello di ‘Mare nostrum’. Di fronte a una valutazione approfondita, il ministro Crosetto mi ha scritto e chiesto di espungerla dal provvedimento”.
Qualcuno potrebbe pensare che a quel punto il caso fosse finalmente chiuso e invece no. La Lega, decisa ad alzare la voce, ha rilanciato la necessità di riproporre i decreti sicurezza già varati da Salvini durante il governo gialloverde. Gli stessi decreti, a suo tempo giudicati un flop e messi in soffitta, che la leader Meloni ha più volte fatto capire di non gradire particolarmente. Ma davanti al pressing martellante alla fine la leader, come spiegato in conferenza stampa, ha preferito fare qualche concessione sperando di fermare le fibrillazioni in maggioranza: “Diverse delle proposte della Lega sono ricomprese in questo decreto”.
Mentre il Governo era a Cutro alla Camera è andato in scena il tentativo della Lega di ripristinare i decreti sicurezza
Peccato che non sembrano pensarla allo stesso modo in via Bellerio visto che, quasi in contemporanea con il Consiglio dei ministri, a Roma è andato in scena il tentativo della Lega di ripristinare i decreti sicurezza attraverso i provvedimenti presentati alla Camera, tutt’ora all’esame della Commissione Affari Costituzionali. Qualcuno potrebbe pensare che per lo meno la faida si sia limitata soltanto a uno scontro tra Fratelli d’Italia e Lega, ma non è così. Forse galvanizzato da quanto stava accadendo, al termine della conferenza stampa con cui la Meloni ha raccontato il decreto migranti, perfino Silvio Berlusconi ha deciso di scendere in campo.
E lo ha fatto a modo suo spiegando che “il decreto predisposto dal governo di centrodestra va nella giusta direzione. Non potrà forse essere risolutivo, ma dimostra, ancora una volta, che un grande Paese democratico come il nostro deve ritrovare la capacità di organizzarsi per fermare la ormai continuativa tratta di esseri umani”. Non sarà una bocciatura ma nei toni il Cavaliere è apparso ben lontano dal trionfalismo di Antonio Tajani e di tutti gli altri esponenti del governo mostrato al termine del Consiglio dei ministri.