Il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare. E i maggiori gruppi televisivi nazionali – che di coraggio nell’uscire dal seminato dell’informazione di sistema ne hanno avuto sempre pochissimo – non fanno eccezione. Così da ieri è partita la nuova stagione dei programmi d’intrattenimento e dei talk show, apparentemente con molte novità ma in realtà senza assolutamente niente di nuovo. Così come domani cambieranno i direttori di Libero e il Giornale semplicemente scambiandosi gli stessi nomi di sempre, così sarà per i palinsesti Rai, Mediaset e La7.
Il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare. E i maggiori gruppi televisivi non fanno eccezione
Certo, qualche faccia ha cambiato rete, soprattutto per impulso di Pier Silvio Berlusconi che sta cercando di costruirsi l’immagine di editore pluralista, ma sia per i giornali che per le tv l’offerta informativa se non è zuppa è pan bagnato. Così Feltri e Sallusti passano da Libero al Giornale, entrambe testate dello stesso editore Angelucci, e al Giornale torna Sechi e arriva Capezzone (dalla Verità di Belpietro), cioè due fedayn delle destre. Per il lettore e il racconto a senso unico di questi quotidiani cambierà radicalmente qualcosa? Certo che no.
Lo stesso sarà per la tv, che per i prossimi mesi non proporrà neppure una faccia nuova. Al di là del cambio di canale di personaggi come Berlinguer (dai Rai3 a Rete4, stasera in onda con gli ospiti di sempre) o Myrta Merlino (dal mattino di La7 al pomeriggio di Canale5), quello che ci siamo sorbiti l’anno scorso ce lo continueremo a sorbire ancora. E per di più con la beffa della Rai, che al posto di Cartabianca poteva osare con qualcosa di nuovo, e invece ha ripiegato sul simbolo più eclatante di quel rapporto in Italia inevitabile tra partiti e informazione: Nunzia De Girolamo, ex ministra del Popolo della libertà e moglie del deputato Pd Boccia.
Mai visto così poco coraggio nei palinsesti. Così in tv è garantito il solito racconto della realtà
Come meravigliarsi allora del pubblico che fugge dai primi canali del telecomando, cercando di informarsi come può sulla rete o sulle pochissime testate indipendenti? Un pubblico a cui gli editori hanno peraltro rinunciato, preferendo qualche punto di share in meno piuttosto che qualche schiaffo sicuro in più, a ogni trasmissione, al governo piuttosto che a qualche intoccabile del sistema. È il bello della tv piatta, bellezza! Appaltata a conduttori che generalmente non sporcano, o al massimo fanno finta di farlo, e a ospiti che offrono anche visioni diverse delle cose, ma senza esagerare, e comunque sanza battersi per le proprie idee, perché si vede lontano un miglio che il loro unico interesse è di farsi invitare la settimana dopo, e non di aprire gli occhi a chi guarda da casa.
Dunque mettiamoci comodi con i soliti format, da Vespa (dalla notte dei tempi) a Porro, da Del Debbio che addirittura raddoppia le serate a tutti gli altri. Sta fermo un giro solo Giletti, ma state certi che torna pure lui. E i volti nuovi? E i prodotti che sperimentano? Con pochissime eccezioni – tipo Mario Giordano e Manuela Moreno – non se ne vedono. Chi non nasce vecchio, o nelle segreterie dei partiti, nella televisione italiana non c’entra.