“In questa fase è l’intera Europa il malato economico del pianeta”. Parola del presidente M5S della commissione Bilancio del Senato, Daniele Pesco. “Detto questo è ovvio che alcune regole Ue devono essere riviste”.
Inizia un appuntamento cruciale in Europa per aprire il confronto con l’Ue sulla procedura d’infrazione. La linea è “trattare ma con fermezza”, ma che spazi ci sono per una mediazione e fino a che punto il Governo può spingersi?
“Partiamo da una premessa, anche l’Ue deve fare la sua parte nella trattativa. Pensare di continuare a essere super pignoli nell’applicazione di alcune regole europee, peraltro sistematicamente violate da altri partner, sarebbe un segnale dannoso non soltanto per l’Italia, ma per l’intera Unione Europea. Ricordo che Germania, Italia e Francia, in questo momento, si stanno dibattendo intorno a prospettive di crescita dello zero virgola qualcosa. Se si parte da questa evidenza empirica spazi di intesa si possono trovare”.
Ieri il suo collega deputato Pino Cabras, intervistato da La Notizia, ha detto che “prima o poi dovremo abrogare la norma” costituzionale che impone il pareggio di bilancio. è d’accordo e la ritiene una strada percorribile?
“Noi non siamo per cannoneggiare le regole Ue in vigore, ma in prima battuta abbiamo bisogno che vengano interpretate in senso più favorevole alla crescita. Guardi che in questa fase è l’intera Europa il malato economico del pianeta, dove in media si cresce a ritmi molto più sostenuti. Detto questo è ovvio che alcune regole Ue devono essere riviste. Nel contratto di Governo abbiamo chiaramente scritto che, con lo spirito di ritornare all’impostazione solidaristica originaria dell’Ue, è necessario rivedere l’impianto della governance economica”.
Il pareggio di bilancio, in ogni caso, per ora c’è. Se a questo aggiungiamo i vincoli imposti dall’Ue, dire “basta austerity” non rischia di rivelarsi un’aspirazione irrealizzabile?
“Una regola in sé non può essere un fine, ma deve essere il mezzo per arrivare a condizioni economiche più giuste per i cittadini. Se negli ultimi 10 anni la pedissequa applicazione dei parametri Ue, molti dei quali messi in discussione da un’ampia letteratura scientifica, penso al deficit strutturale, non ha consentito all’Italia di uscire dalle secche della crisi, vuol dire che bisogna cambiare passo”.
L’Europa ci chiede di ridurre il debito, il Governo punta a tagliare le tasse con la Flat tax. In che modo le due posizioni possono conciliarsi?
“E’ molto semplice. I governi precedenti, puntando su tasse e tagli, hanno fatto salire il debito pubblico di 12,5 punti percentuali in soli due anni (dal 2011 al 2013). La flat tax, che noi intendiamo come incisivo alleggerimento fiscale sul ceto medio, ha l’obiettivo di liberare risorse per la crescita del Pil, esattamente come l’ingente pacchetto di investimenti messo in campo. Solo facendo crescere il Pil potremo ridurre il debito”.
Tante polemiche ha suscitato la proposta dei minibot per pagare i debiti della Pa. Il problema in ogni caso esiste: se non con i minibot, come si risolve?
“La cosa più importante è l’obiettivo, ovvero pagare i debiti della Pa verso le imprese, che oggi ammontano ancora a circa 50 miliardi di euro. I minibot sono un’ipotesi nel programma, ma se tecnicamente e contabilmente dovessero presentare troppi problemi, è comunque necessario studiare tutti gli strumenti più adatti a pagare i debiti dello Stato. Cosa che abbiamo già cominciato a fare mettendo in campo le anticipazioni fornite dalla Cassa Depositi agli enti locali per il pagamento dei debiti pregressi e il rafforzamento del fondo di garanzia per le pmi che vantano crediti verso la Pa”.