Carlo Calenda, dopo la rottura con il Pd, potrebbe essere costretto a convivere, per necessità, con Matteo Renzi. Perché per il leader di Azione, il problema, ora, sono le firme, senza le quali non potrà presentare le sue liste. Senza un simbolo rappresentato in Parlamento, come quello di Italia viva, ne vanno raccolte 36mila su tutto il territorio nazionale. Le norme parlano chiaro: possono presentare le liste, senza raccogliere le firme, “i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021”.
È divorzio tra Carlo Calenda e il Pd. La coalizione di Letta va in frantumi. Per il leader di Azione: “C’erano troppi pezzi che stonavano”
Perde pezzi il fronte progressista creato dal leader del Pd, Enrico Letta, mettendo insieme il Partito democratico, Azione, +Eurora, e poi anche Verdi, Sinistra italiana e Impegno civico di Di Maio e Tabacci, in vista delle prossime elezioni politiche. Calenda ha infatti annunciato che non intende andare avanti con l’accordo: “Ho comunicato ai vertici del Pd – ha detto ieri sera il segretario di Azione a Mezz’ora in più – che non intendo andare avanti con quest’alleanza. Ci ho creduto, forse sono stato ingenuo”.
Carlo Calenda rompe l’alleanza con Letta: “È una delle decisioni più sofferte da quando ho deciso di fare politica”
“È una delle decisioni più sofferte da quando ho deciso di fare politica”, ha aggiunto Calenda. “Alla vigilia di queste elezioni avevo intrapreso un negoziato col Pd per costruire un’alternativa di Governo. Non ho mai avuto intenzione di distruggerlo”.
“Ho fatto un negoziato con Enrico Letta. Mano a mano che questa negoziazione andava avanti – ha detto ancora il leader di Azioni -, si aggiungevano pezzi che stonavano. Mi sono trovato al fianco di persone che hanno votato 54 volte la sfiducia a Draghi e persone come gli ex M5s che hanno demolito il lavoro fatto e hanno inquinato il dibattito politico. Mi sono un po’ perso”.
“Letta lo sapeva ieri cosa sarebbe accaduto. Lo avevo avvertito”
“Letta lo sapeva ieri cosa sarebbe accaduto. Lo avevo avvertito. Ho chiesto a Letta – ha detto ancora Calenda – perché a questo punto abbia rotto coi Cinque Stelle, visto che poi ha preso Sinistra Italiana che ha votato la sfiducia a Draghi”.
“Sono andato da Letta e gli ho proposto di fare un’alleanza netta, che tutta questa cosa gli italiani non la capiranno e che rinunciavo ai collegi, avrei accettato anche solo il 10%. Lo facciamo insieme solo una volta”, ha chiosato il leader di Azioni.
Letta: “Noi andiamo avanti nell’interesse dell’Italia”
“Ho ascoltato @CarloCalenda. Mi pare da tutto quel che ha detto che l’unico alleato possibile per Calenda sia #Calenda. Noi andiamo avanti nell’interesse dell’Italia” il primo commento di Letta, via Twitter.
“Non ho capito e non credo siano facilmente comprensibili”, ha detto Letta a La Stampa parlando delle ragioni di Carlo Calend, “ma mi sento di poter dire che Calenda può stare, secondo quello che lo stesso ha detto, solo in un partito che guida lui, in una coalizione di cui è il solo leader, in cui non ci sia nessun altro. Le cose che ho detto in questi giorni e nell’intervista Lucia Annunziata su Raitre denotano che è sufficiente a se stesso, incapace di parlare con chiunque altro”.
Bonino: “È lui che ha dato l’addio. Motivi fumosi. Resto con Letta”
“È lui (Calenda, ndr) che ha dato l’addio. Eravamo insieme fino a sabato, e domenica ha deciso di andarsene per conto proprio. Ha mancato alla parola data per ragioni fumose, non convincenti e men che meno dirimenti”. È il commento di Emma Bonino, leader di +Europa, in un’intervista alla Repubblica.
“Sono personalmente dispiaciuta e politicamente incredula. A oggi – ha aggiunto Bonino – sono ferma al patto con Letta Inoltre il testo dell’accordo è stato concluso sulla base di una bozza i cui contenuti erano stati scritti da Calenda. Io mi attengo a quell’accordo. Cosa sia successo dopo di così stravolgente, non lo so. Non lo comprendo”.
“A me sembra che Letta abbia rispettato il patto – ha detto ancora la leader di +Europa -, dal momento che era noto a tutti, e quindi anche ad Azione, che il segretario del Pd aveva intese anche con Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e Angelo Bonelli dei Verdi e con Lugi Di Maio e Bruno Tabacci. Se per noi Azione/+Europa fossero state indigeribili, allora non dovevamo neppure sederci al tavolo. Non è che lo scopriamo dopo, o facciamo finta di scoprirlo dopo. Io resto ferma a quel patto con Letta. È stata convocata da Benedetto Della Vedova una direzione di +Europa, che ne discuterà e deciderà di conseguenza”.
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