Messo alle strette da Luigi Di Maio, che continua a chiedere conto dei rimpatri, Matteo Salvini tenta di uscire dall’angolo con una lettera indirizzata al premier e al numero uno della Farnesina in cui di fatto scarica le sue responsabilità sul tema e passa la palla al Governo. “Buoni risultati” sono stati ottenuti, “per quanto di competenza del ministero dell’Interno”, sul fronte dei rimpatri, dice il leader della Lega, ma per consolidarli “serve un vero e proprio salto di qualità nella politica estera italiana nella sua collegialità, investendo profili di natura economico-commerciale e di politica estera tout court, ambiti che travalicano le competenze del mio dicastero”. Secca la replica dei Cinque Stelle: “I rimpatri? Sono di sua competenza, non faccia lo gnorri. Non usi strategie comunicative per coprire i suoi fallimenti”.
ALTRO CHE CANNABIS. La verità è che il fumo della lotta alla cannabis soffiato dal vicepremier leghista, nel corso della sua muscolare campagna elettorale, rischia di annebbiarlo e di sfilargli da sotto il naso quello che è il suo vero core business: la lotta all’immigrazione. Lo slogan della “pacchia è finita, i porti sono chiusi” si è scontrato con la realtà del soccorso da parte della Marina di un’imbarcazione in difficoltà con 36 migranti. E con la messa in sicurezza di altri 30 persone, tra cui una bambina di appena un anno, da parte della Mare Jonio della Ong Mediterranea Saving Humans. Il tutto si è consumato nelle ultime 48 ore mentre Salvini, da un comizio all’altro, insisteva con “Io porti non ne do”.
Ma i porti sono stati dati eccome e a mettere il cappello suldoppio salvataggio è stato Giuseppe Conte. L’idea che nel governo comandi Salvini è “una illusione ottica, alla guida ci sono io”, ha detto il premier intervistato dal quotidiano spagnolo El Pais. Conte ha ottenuto la disponibilità di Germania, Francia, Malta e Lussemburgo ad accogliere i migranti sbarcati in Italia. “Senza urlare o sbraitare, senza minacce al mondo, in poche ore, grazie soprattutto al lavoro del presidente Conte – ha commentato Di Maio – siamo riusciti a salvare la vita a quelle persone e a fare in modo però che ad occuparsene non fosse nuovamente l’Italia, ma l’Europa”.
DISASTRO SU TUTTA LA LINEA. Salvini non ha dovuto solo accettare l’ingresso in un porto italiano (Augusta) della nave militare ma ha dovuto prendere atto che anche le persone soccorse dalla Mare Jonio toccassero terra a Lampedusa. Il leader della Lega si consola col sequestro da parte della Guardia di Finanza della nave guidata da Luca Casarini. “Ultimo viaggio per la nave dei centri sociali Mare Jonio: bloccata e sequestrata. Ciao ciao”, twitta Il titolare del Viminale.
La nave in questione era stata già diffidata, precisamente il 24 aprile, quando la Guardia Costiera le vietò di effettuare attività di ricerca e soccorso (Sar) fino a quando l’imbarcazione non si fosse adeguata “alla normativa di settore”. Ancora una volta a spiegare come stanno le cose è il premier: “Circa la vicenda della nave Mare Jonio ci siamo sentiti con Salvini e siamo d’accordo. La Gdf ne ha chiesto il sequestro. La nave era stata già diffidata, ora si faranno le verifiche. I migranti a bordo verranno fatti scendere e messi in sicurezza, ci mancherebbe, mica li mandiamo nelle patrie galere. Scusate – chiede ai cronisti – l’Italia che fa? li affoga in mare?”.