Mentre l’unico obiettivo del governo italiano è rallentare il Green deal e la transizione ecologica, l’industria italiana cola a picco. È ancora l’Istat a certificare l’ennesimo record negativo del settore, ormai in perenne affanno da quasi due anni. Dopo il ventesimo calo consecutivo della produzione industriale su base annua, ora si registra anche il 18esimo calo consecutivo su base tendenziale per il fatturato dell’industria.
A settembre l’istituto di statistica stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, è diminuito in termini congiunturali dello 0,3% in valore e dello 0,1% in volume. A livello mensile si tratta del quinto calo consecutivo, ma su base tendenziale le cose vanno molto peggio: il fatturato, corretto per gli effetti di calendario, fa registrare una flessione che in valore è del 5,7% e in volume del 4,7%. I giorni lavorativi di calendario sono stati 21, così come lo erano a settembre 2023. L’indice grezzo segna -5,8% tendenziale.
Per quanto riguarda il terzo trimestre, il calo è dell’1,3% su base congiunturale e del 4,2% su base tendenziale per l’indice corretto e del 3,5% per quello grezzo. La flessione tendenziale è la sintesi di una flessione del 6,8% sul mercato interno e del 3,6% su quello estero. Per quanto riguarda il dato mensile, il calo per il mercato interno è dello 0,9% in valore e dello 0,6% in volume. Meglio va sul mercato estero, con un +0,9% in valore e un +0,7% in volume. Controcorrente invece il settore dei servizi, dove si osserva un aumento dello 0,5% in valore e dello 0,7% in volume, con dinamiche positive che riguardano sia il commercio all’ingrosso (+0,2% in valore e +0,3% in volume) sia gli altri servizi (+0,9% in valore e +1% in volume).
Crolla il fatturato, l’industria verso il baratro
Gli ultimi dati sul fatturato dell’industria confermano come tutto il settore sia in continuo affanno. Per dare un’idea di quote siano le difficoltà del comparto c’è un dato fornito dall’Istat: l’indice in valore, al netto dei fattori stagionali, tocca il livello più basso dal gennaio del 2022, praticamente un passo indietro di quasi due anni. Per i volumi va persino molto peggio, tornando ai minimi del febbraio del 2021, quando l’Italia era ancora alle prese con la pandemia.
Come sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, “non si vede la luce in fondo al tunnel”: “Secondo i dati resi noti dall’Istat, il fatturato dell’industria a settembre scende dello 0,3% sul mese precedente e del 5,7% su base annua. Una Caporetto! Un burrone nel quale le industrie sono precipitate nell’aprile del 2023 e dal quale non riescono più ad uscire”.