Duro colpo nei confronti di Cosa Nostra e, in particolare, del clan Rinzivillo di Gela. Oltre cento tra agenti della Polizia di Stato e militari della Guardia di Finanza hanno eseguito, in Italia e in Germania, due ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardanti 11 persone, affiliate o comunque contigue all’organizzazione criminale. L’indagine è coordinata dalle Direzioni distrettuali antimafia di Caltanissetta e Roma. Agli indagati è contestato, a vario titolo, di aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti tra Germania, Roma e la Sicilia.
In particolare, gli investigatori hanno ricostruito gli affari illeciti della consorteria criminale, gestiti mediante una “cellula” operante in territorio tedesco, che il boss Salvatore Rinzivillo aveva affidato al suo “luogotenente” Ivano Martorana. La “cellula”, hanno ricostruito gli inquirenti, si occupava dell’approvvigionamento della droga, destinata ad essere smerciata nella Capitale e sulla piazza sicula, ove il sodalizio poteva contare, tra gli altri, anche dell’appoggio di Riccardo Ferracane nel ruolo di “grossista”.
In questo contesto sono emersi anche contatti con soggetti turchi, ritenuti dall’Antimafia “di notevole caratura criminale”, nonché con persone che hanno avuto rapporti con la ‘ndrangheta reggina, tra i quali Antonio Strangio, pregiudicato di San Luca, all’epoca latitante all’estero e poi catturato, nel dicembre del 2017, nei pressi di Duisburg.
Nell’indagine sono coinvolti anche due carabinieri, Marco Lazzari e Cristiano Petrone, il primo era in servizio all’Aisi l’altro al Ros, accusati di concorso in fatti corruttivi aggravati dall’agevolazione mafiosa. I due militari, da tempo nel mirino dell’Antimafia, avrebbero messo a disposizione di Rinzivillo e Martorana “notizie riservate contenute nella banca dati Sdi e in alcuni documenti cartacei”.
Ai due militari infedeli è contestato anche di aver cercato “sempre al fine di favorire l’organizzazione criminale, di corrompere appartenenti a Forze dell’ordine in servizio presso alcuni aeroporti italiani, ai quali promettevano utilità in cambio dell´omissione di controlli per facilitare l´esportazione in Russia di significative somme di denaro, da reinvestire in attività economiche con il supporto di esponenti apicali di mafie autoctone”.
Nell’ambito della stessa operazione è stato arrestato anche l’avvocato romano Giandomenico D’Ambra a cui vengono contestati indebiti accertamenti “commissionati” a Petrone per acquisire, attraverso l’accesso alle banche dati riservate delle forze di polizia, “informazioni di natura riservata sul conto di numerosi soggetti, del tutto ignari”.
L’operazione è stata condotta nel Lazio, in Sicilia, in Campania e in Umbria, nonché a Colonia e a Mannheim (Germania) dove, in collaborazione con la Polizia Criminale e i Reparti Speciali tedeschi, attivati dal Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, sono stati catturati quattro affiliati (i citati fratelli Nicola e Salvatore Gueli, Gabriele Spiteri e Giuseppe Cassaro), appartenenti alla “cellula” tedesca, operativa nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia.