Con le parole più che mai esplicite del segretario dem Enrico Letta e del leader del M5S Giuseppe Conte, si fa sempre più esteso l’arco di forze che sostengono l’esecutivo Draghi che chiede le dimissioni del sottosegretario Claudio Durigon dal governo. Le parole dell’esponente leghista, che qualche giorno fa nel corso di un comizio a Latina aveva proposto di cambiare denominazione al parco Falcone e Borsellino per dedicarla al fratello del Duce (leggi l’articolo), Arnaldo Mussolini, al quale era intitolato prima che l’attuale sindaco Damiano Coletta decidesse di dedicarlo alla memoria dei giudici antimafia assassinati da Cosa Nostra, infiammano la politica agostana, con i Palazzi ufficialmente chiusi “per ferie” ma nella quale non mancano come ogni estate le polemiche.
Ancora una volta – come nell’anno dell’ormai celebre Papeete – la contrapposizione è fra M5S e Lega con l’ex premier che dalle pagine del Fatto Quotidiano chiede apertamente che il sottosegretario al Mef faccia un passo indietro: “Trovo grave e sconcertante il proponimento del sottosegretario al Tesoro di cancellare l’intitolazione del parco di Latina a Falcone e Borsellino, con l’aggravante di volerlo intitolare al fratello del Duce. È aberrante voler cancellare anni di lotta alla mafia e il sacrificio dei nostri uomini migliori, per giunta allo scopo di restaurare il ricordo del regime littorio”. E infine la stoccata: “Il Movimento chiede che Durigon si batta pure per questo suo progetto ma dismettendo immediatamente l’incarico di sottosegretario di Stato, che richiede ben altri proponimenti”.
Del resto già due mesi fa, dopo l’inchiesta giornalistica di Fanpage, Conte era stato netto: “Continuiamo a considerare non tollerabile quanto detto da un esponente di governo come Durigon, ancora al suo posto nonostante le gravi affermazioni divulgate. Anche fosse solo millanteria, saremmo comunque di fronte a esternazioni che restituiscono un’idea marcia delle istituzioni”, in riferimento alle parole pronunciato dall’ex sindacalista che intercettato nell’ambito dell’inchiesta sui 49 milioni della Lega affermava (leggi l’articolo): “Il generale della Guardia di Finanza che indaga, Zafarana, lo abbiamo messo noi”.
Matteo Salvini in quell’occasione blindò il suo fedelissimo (Draghi non pervenuto) ma stavolta Pd, M5S e LeU hanno intenzione di coordinarsi per presentare una mozione di sfiducia individuale – la cosiddetta “mozione di censura” per i sottosegretari – per chiedere formalmente al premier di rimuovere Durigon. “Chi parla di parco Mussolini semplicemente deve dimettersi – afferma perentorio il segretario dem – le parole di Durigon sono incompatibili con la sua permanenza nell’esecutivo”. Fonti del Nazareno hanno poi confermato che “l’orientamento” del Pd è quello di votare la mozione di sfiducia del M5S al sottosegretario leghista, una questione che comunque “si vedrà alla ripresa dei lavori parlamentari”.
Per Sinistra italiana è il segretario nazionale Nicola Fratoianni a ribadire come la mozione di sfiducia sia “l’unico strumento per ridare un minimo di dignità” sottolineando anche che il silenzio del presidente Draghi dura da alcuni mesi”, facendo riferimento anch’egli all’inchiesta di Fanpage. Il fronte giallorosso è dunque compatto (per LeU parla il capogruppo alla Camera, Federico Fornaro, “Durigon si dimetta subito togliendo tutto il Governo dall’imbarazzo”) e a sorpresa a dar man forte arriva anche il forzista Elio Vito: “Voterò la mozione di sfiducia a Durigon presentata dal M5S. Perché l’antifascismo è un valore fondante la Repubblica. Spero di non essere il solo in Forza Italia”.