Stop al dumping sul fronte pubblicitario di cui è accusata la Rai. Un tasto su cui batte ovviamente soprattutto Mediaset e che ha portato l’Agcom a intervenire, con un provvedimento poi sospeso dal Tar. Ad accogliere le ragioni dell’Autorità per le garanzie per le comunicazioni è stato però ora il Consiglio di Stato, che ha avallato le misure prese dall’Authority contro la possibile concorrenza sleale fatta da viale Mazzini con tariffe basse da parte di un’azienda già garantita dal canone.
“E’ stato impossibile risalire ai criteri di formazione dei prezzi ed individuare la connessione tra il listino e il prezzo effettivo – aveva sostenuto l’ex presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani, davanti alla Commissione Vigilanza – non risultando evidenti, chiari ed univoci i parametri la cui applicazione conduce alla rilevazione della necessità di risorse pubblicitarie ulteriori e in misura non prevalente rispetto alle entrate da canone al fine di svolgere la missione di servizio pubblico”.
La Rai aveva chiuso il confronto con un’oblazione, “un riconoscimento”, secondo Cardani, “pur se implicito, della illegittimità della condotta posta in essere e oggetto di contestazione”, salvo poi fare ricorso. Per il Consiglio di Stato, l’“incertezza propria degli scenari economici d’interesse”, sottolineata dal Tar, appare irrilevanti rispetto alla questione dei limiti pubblicitari, di natura qualitativa e quantitativa, gravanti sul concessionario ed alla possibilità di adempiere a quanto richiesto dall’Agcom. Ok dunque al provvedimento.