Per alcuni è un modo, sottobanco, per aiutare i partiti politici; per altri è “semplicemente” la testimonianza che esistono associazioni culturali di “serie a” e di “serie b”. Certo è che quest’anno i contribuenti non avranno modo di sostenere le associazioni culturali donando il loro due per mille della dichiarazione dei redditi, come accaduto l’anno scorso. La quota, infatti, potrà essere “devoluta” solo e soltanto ai partiti politici. Ma per capire nel dettaglio come sia stato possibile questa incredibile esclusione, facciamo un passo indietro. Con la Legge di Stabilità 2016 è stata introdotta la possibilità per i contribuenti di destinare il due per mille Irpef alle associazioni culturali (prima, appunto, previsto solo in favore dei partiti). Un’aggiunta non di poco conto per le tante associazioni che hanno beneficiato della misura. Non a caso, sia l’allora premier Matteo Renzi, sia il ministro della Cultura Dario Franceschini, si auto incensarono per la norma pensata dal Governo.
Governo distratto – Peccato però che, come denunciato in un’interrogazione presentata proprio in commissione Cultura dal senatore Franco Panizza, “la misura riguardava il solo esercizio finanziario 2016 e, quindi, l’anno d’imposta 2015”. In sostanza, nessuno ha pensato di rinnovare tale possibilità. Una “toccata e fuga” imprevista, che ha lasciato le tante associazioni culturali, da quelle bandistiche a quelle teatrali o di promozione sociale, sguarnite. Non a caso sul sito dell’Agenzia delle Entrate, è specificato che i contribuenti possono destinare “il 2 per mille della propria Irpef in favore di un partito politico”. Punto. Ecco perché, attacca Panizza, “i partiti politici sono stati riammessi a discapito delle associazioni culturali le cui attività andrebbero, invece, sempre sostenute per il fondamentale ruolo sociale che esse rivestono”.
La longa manus – Ora ovviamente tutto sta a capire il perché della furbata. “Certo – dice Panizza a La Notizia – può darsi che sia solo una dimenticanza, ma il dubbio che sia una dimenticanza ‘volontaria’ c’è tutto. Perché è vero che c’è un diverso peso politico nel mondo culturale. Lo sport, patrocinato dal Coni, sembra avere più diritto delle associazioni culturali, magari amatoriali”. Ma c’è un altro aspetto da non sottovalutare. Nel mondo associazionistico c’è anche chi pensa che della esclusione possano in qualche modo beneficiare gli stessi partiti che si ritroveranno ad essere gli unici destinatari del due per mille. Un “aiutino” non di poco conto, considerando quanto poco raccolto dai partiti in questi anni. L’anno scorso (dichiarazione 2015) solo il 2,38% dei contribuenti ha versato soldi ai partiti. Una miseria. Ma c’è di più: facendo un raffronto con l’anno precedente, peraltro, gli italiani che hanno scelto di girare una quota della propria Irpef a una formazione politica sono scesi da 1,1 milioni a 971mila. Sono finiti i bei tempi dei rimborsi elettorali. Chissà che eliminando le associazioni, non ci sia qualche beneficio in più.
Tw: @CarmineGazzanni