Due crisi parallele e capaci di mettere in fiamme l’Europa: la guerra in Ucraina e quella israelo-palestinese. Quale delle due è più pericolosa per noi?
Marco Calò
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Gentile lettore, per risponderle in modo appropriato dovrei scrivere un saggio. Proverò a riassumere. Diciamo che la crisi in Palestina è una malattia cronica riacutizzatasi: può infiammare tutto il Medio Oriente, che è fonte del nostro petrolio, e può diventare una grande guerra regionale o anche mondiale, se sfuggirà di mano. In questo senso ci sono minori rischi, a mio avviso, nel conflitto ucraino. Però nei tempi lunghi quest’ultimo sarà foriero di cambiamenti decisivi. Mi spiego. Si tratta di una guerra provocata dagli Usa con il fine di tramortire l’orso russo. È un vecchio piano. L’America temeva che l’Europa intensificasse il suo rapporto con la Russia e in effetti era quanto stava accadendo con il Nord Stream. Mosca un giorno sarebbe stata cooptata dall’Europa o di fatto fusa con lei. A quel punto non avremmo più avuto bisogno degli Usa, perché avremmo trovato nella Russia non solo le risorse naturali ma anche uno scudo atomico. Si sarebbe dunque allentato il legame con l’America e questa avrebbe perso l’egemonia in un mondo non più unipolare ma multipolare. Creando invece un conflitto tra Europa e Russia, gli Usa hanno sventato tale possibilità, e noi europei, per codardia e per interessi delle élite, siamo caduti nell’errore di parteggiare per l’Ucraina-Usa anziché mantenerci equidistanti e difendere la nostra sovranità collettiva. Ora, comunque finisca, il mondo del dopo-Ucraina per noi non sarà più lo stesso di prima.
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