Causa sintomi influenzali, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli – a cui facciamo gli auguri di pronta guarigione – ha dovuto disertare ieri la consueta conferenza stampa delle 18 per aggiornare gli italiani sui numeri dell’epidemia di Coronavirus. Lasciando l’ingrato compito al suo vice, Agostino Miozzo. Dopo giorni di contabilità sull’emergenza, due conti e soprattutto qualche dubbio sui numeri quotidiani comunicati alla Nazione sono però ineludibili. Anche alla luce delle dichiarazioni dello stesso Borrelli, intervistato qualche giorno fa da Repubblica: “Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile”.
In altre parole, sarebbe “credibile” stimare il numero ufficiale dei contagiati, ieri aggiornato dal bollettino della Protezione civile a 74.386 dall’inizio dell’emergenza, intorno ai 740mila. Prima osservazione: un conto è rapportare il numero delle vittime (a ieri 7.503) a 74.386 contagiati (tasso di mortalità del 10%) altro è commisurarlo ai presumibili 740mila (il tasso di mortalità scenderebbe all’1%). Seconda osservazione: come dimostra il grafico (foto qui sotto) pubblicato dall’Huffington Post, che mette in relazione il numero dei contagi giornalieri (linea in alto) riscontrati rispetto al numero dei tamponi effettuati (linea in basso) la settimana scorsa, si evince chiaramente come nei giorni in cui il trend dei nuovi casi registrati sembrava diminuire anche il numero dei tamponi eseguiti risultava inferiore rispetto al giorno precedente.
E’ quindi presumibile, purtroppo, che il calo dei contagi sia legato in realtà, più che ad un rallentamento del virus, al numero più contenuto di test effettuati. Il grafico mostra, del resto, in scala logaritmica, che quando aumentano i nuovi tamponi aumentano anche i nuovi casi di contagio (e viceversa). Domanda: non sarebbe stato meglio fare i test a campione? Forse oggi disporremmo di un modello statistico più attendibile dell’attuale.