È intollerabile che il presidente di un’azienda pubblica si rivolga al Cda parafrasando Mussolini. Una vergogna.
Elisa Tucci
via email
Gentile lettrice, riassumo i fatti (pubblicati anche su La Notizia di mercoledì scorso). Claudio Anastasio, presidente di 3-i, società che gestisce il software di Inps, Istat e Inail, ha mandato ai membri del Cda un’email con il testo esatto del discorso del Duce alle Camere dopo l’omicidio di Matteotti, sostituendo solo “partito fascista” con “3-i”. Diceva l’email: “Ma poi, signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Dichiaro qui, al cospetto di Voi e del governo, che assumo (io solo!) la responsabilità (politica! morale! storica!) di quanto è avvenuto. Se le frasi bastano per impiccare un uomo, fuori la corda! Se 3-i è stata una mia colpa, a me la responsabilità, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho alimentato nel mio ruolo”. Insomma, in un delirio di onnipotenza si dichiarava dittatore indiscusso di 3-i. Il trucido discorso del Duce segnò il passaggio dal governo autoritario alla dittatura. Dopo la pubblicazione dell’email su Repubblica, Anastasio è stato fatto dimettere. Si noti che solo un cultore del fascismo poteva conoscere alla lettera quel discorso del gennaio 1925 e che Anastasio è stato nominato dalla Meloni, pescando tra i “suoi”. Insomma, dicono di non essere fascisti, però… Immagini se in Germania un manager pubblico usasse il discorso di Hitler al Reichstag dopo la “notte dei lunghi coltelli”, ossia la strage di oltre 100 camerati appartenenti alla corrente a lui avversa. Sarebbe il pandemonio. Nell’Italia di Gioggia solo tarallucci e vino.
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