Dubbi sul rispetto dei diritti umani, Ursula alle prese con la grana Tunisia

Il controverso accordo Ue-Tunisia sotto la lente: l'Ombudsman critica l'assenza di valutazioni sui diritti umani

Dubbi sul rispetto dei diritti umani, Ursula alle prese con la grana Tunisia

L’accordo tra Unione europea e Tunisia, firmato nel luglio del 2023 e fortemente voluto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è tornato sotto i riflettori grazie a un’indagine avviata dal Mediatore europeo. Dietro l’apparente formalità di un accordo politico, volto a rafforzare il controllo delle migrazioni irregolari, si nasconde una questione ben più profonda: il rispetto dei diritti umani. E proprio qui entra in gioco l’inchiesta dell’Ombudsman, che ha evidenziato l’opacità della Commissione europea nella gestione e nella comunicazione di questo delicato aspetto.

Diritti umani sotto esame: l’ombra sull’accordo Ue-Tunisia

Non è la prima volta che un’iniziativa dell’Ue, specie in materia migratoria, viene accusata di mettere i diritti umani in secondo piano. Ma stavolta la vicenda assume contorni più inquietanti, poiché l’Ombudsman ha esplicitamente criticato la Commissione per non aver condotto una valutazione adeguata dell’impatto sui diritti umani (Human Rights Impact Assessment, HRIA) prima della firma dell’accordo con la Tunisia. La questione non è solo una mancanza procedurale, ma un sintomo di come la politica migratoria europea continui a camminare sul filo sottile tra sicurezza e diritti, spesso sbilanciandosi sul primo aspetto.

Il Mediatore, nel suo rapporto, sottolinea che nonostante la Commissione avesse dichiarato che non fosse necessaria una valutazione formale dell’impatto sui diritti umani, è emerso che un esercizio di gestione del rischio sia stato comunque effettuato. Peccato che la Commissione non abbia ritenuto opportuno condividerlo con il pubblico, né con i principali attori coinvolti come le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani.

Il protocollo d’intesa tra Ue e Tunisia è un documento che non si limita a indicare linee guida sulla gestione della migrazione. Include anche il sostegno finanziario per la fornitura di attrezzature, la formazione e il supporto tecnico per le autorità tunisine nel controllo delle frontiere. Tuttavia, sono proprio le notizie provenienti dalla Tunisia che fanno sorgere i maggiori dubbi sulla correttezza di tali iniziative. Le denunce sui trattamenti disumani inflitti ai migranti, gli abusi e le violenze perpetrate dalle autorità locali mettono in discussione l’efficacia e l’eticità dell’accordo. Nonostante le rassicurazioni della Commissione sulla supervisione delle operazioni, l’assenza di una trasparente valutazione del rischio alimenta la sfiducia e i timori di violazioni sistematiche.

Trasparenza e responsabilità: le richieste del Mediatore europeo

Il Mediatore europeo ha chiesto alla Commissione di pubblicare una sintesi dell’esercizio di gestione del rischio e, soprattutto, di stabilire criteri chiari e pubblici per la sospensione dei finanziamenti qualora venissero identificate violazioni dei diritti umani. Questo punto è cruciale: l’Unione europea, che si pone come garante dei diritti fondamentali, non può permettere che i suoi fondi vengano utilizzati per alimentare pratiche contrarie a quei principi su cui è fondata. La trasparenza è il primo passo per garantire che gli aiuti non siano un’arma a doppio taglio.

L’Ombudsman ha anche proposto che la Commissione incoraggi la creazione di meccanismi di reclamo accessibili, attraverso i quali le vittime di abusi possano segnalare le violazioni. Un segnale forte, che sottolinea quanto la questione dei diritti umani non possa essere relegata ai margini, soprattutto in un contesto così delicato come quello dei migranti. Non si può pensare di risolvere il problema delle migrazioni irregolari con una militarizzazione delle frontiere, senza al contempo assicurarsi che vengano rispettati i diritti delle persone coinvolte.

La Commissione, da parte sua, ha dichiarato di monitorare continuamente la situazione attraverso le relazioni dei partner internazionali come l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (UNHCR). Tuttavia, il Mediatore ha sottolineato che la delega del monitoraggio a terzi non può sostituire una valutazione d’impatto formale e periodica, che garantisca una visione chiara e completa della situazione.