Si chiama Scuole sicure ed è il piano con cui il Viminale voleva dare il colpo di grazia al fenomeno dello spaccio fuori dai cancelli delle scuole. Ma dopo sei mesi, la rivoluzione voluta e promessa dal ministro Matteo Salvini più che di mirabolanti successi sembra raccontare un clamoroso flop. Ad oggi, il piano varato ad agosto scorso con uno stanziamento di 2 milioni e mezzo di euro, risultano interessate dal provvedimento 249 scuole. Nonostante le premesse, secondo i dati aggiornati al mese scorso dal ministero, l’operazione ha ottenuto risultati a dir poco modesti con oltre 5 chili di droga sequestrata, 4mila agenti impiegati sul territorio in 3mila operazioni che hanno fruttato 4 arresti e la contestazione di 375 illeciti.
Numeri ben inferiori alle attese e che si scontrano con una realtà quotidiana dove gli arresti di pusher continuano ad avvenire non tanto come conseguenza delle azioni di prevenzione e deterrenza messe in atto dal Viminale quanto dall’intraprendenza dei genitori di piccoli alunni. Ne è la prova l’ultimo episodio di una lunga serie avvenuto ieri a Guidonia e che è costato l’arresto di 15 persone. Un traffico di stupefacenti che, ormai da tempo, avveniva quotidianamente davanti all’istituto comprensivo Montelucci e che aveva letteralmente trasformato l’area delle case popolari di Colle Fiorito, nella frazione del comune a nord est di Roma, in una piazza di spaccio in stile Gomorra.
Un gigantesco supermarket della cocaina, aperto 24 ore su 24, da cui si rifornivano clienti del quartiere romano della Tiburtina e che solo una denuncia da parte di numerosi genitori aveva portato alla luce. Eppure l’idea del Viminale, almeno nelle intenzioni, era meritevole perché puntava a tutelare i giovani studenti salvandoli dal rischio della tossicodipendenza. Ma evidentemente qualcosa non ha funzionato a partire dai fondi stanziati in Scuole sicure che risultano insufficienti anche solo considerando il numero di istituti, tra l’altro dislocati in 15 Comuni, a cui sono stati destinati. Anche il numero di scuole non è altro che una minima frazione di quelle totali. Ma se i risultati sono questi, è lecito chiedersi se non sia meglio spendere i fondi diversamente piuttosto che insistere in una strada che non sembra risolutiva.
Ed ecco così che Salvini nella giornata di ieri, riferendosi ad alcuni fatti di cronaca relativi al fenomeno dello spaccio di stupefacenti, ha preannunciato una nuova stretta: un nuovo disegno di legge che inasprisce le pene ed elimina il concetto di quantità legalmente detenibile per uso personale. L’annuncio è arrivato nel corso di una conferenza stampa alla Camera, a cui hanno preso parte i capigruppo di Senato e Camera leghisti. Un’occasione in cui il ministro ha tenuto a precisare di sapere che “da parte del M5S ci sono proposte sulla legalizzazione di alcune droghe che mi vedono contrario” ma “siamo una repubblica parlamentare e mi piacerebbe che di questo aspetto se ne occupasse il Parlamento”.