Le tre “i” del nome stanno per Inps, Istat, Inail. Ad annunciare la nascita della nuova società “3-I Spa”, con un comunicato del 14 aprile, era stato il ministero del Lavoro. “Con il decreto legge per le misure urgenti di attuazione del Pnrr nasce la prima software house pubblica a servizio del welfare”, recitava la nota.
3-I Spa è stata creata per essere la prima software house pubblica a servizio del welfare
La società, a capitale interamente pubblico (il finanziamento sarebbe a carico dei tre enti in pari misura, ovvero15 milioni per ciascun istituto), si occuperà di attività di sviluppo, conduzione e gestione di soluzioni software e di servizi informatici in favore dell’Inps, dell’Istat, dell’Inail, della presidenza del Consiglio dei ministri, dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, del ministero del Lavoro e delle altre pubbliche amministrazioni centrali.
“L’obiettivo – aveva spiegato il ministro del Lavoro Andrea Orlando – è garantire una gestione dei dati più efficiente e democratica e fornire servizi all’avanguardia per migliorare il benessere della collettività. Un passo avanti per la transizione digitale di tutta la pubblica amministrazione”.
Ma il sospetto che questa società sia l’ennesimo carrozzone pubblico in cui piazzare gli amici degli amici ci sta tutto. Ad avanzare dubbi sull’utilità di questo nuovo contenitore è Andrea Colletti, capogruppo di Alternativa a Montecitorio, in occasione della conversione del decreto legge in questione che prevede la nascita di 3-I Spa.
Ci sono già ben due società – Sogei e Pago Pa – che svolgono le funzioni attribuite ora a 3-I Spa a che cosa serve creare una terza società che si limita a essere un duplicato delle altre già esistenti?
Le cose – argomenta il deputato – sono due: o Sogei e Pago Pa non funzionano e non lavorano bene e quindi il Governo ritiene sia opportuno creare una nuova società per espletare le funzioni che queste due società non sono in grado di svolgere a dovere, oppure Sogei e Pago Pa lavorano bene ma qualcuno è interessato a infilare i raccomandati della politica o più persone possibili all’interno di un nuovo soggetto interamente a carico dei contribuenti.
Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao – si chiede l’esponente di Alternativa -, da consulente, avrebbe mai consigliato a una società sua cliente, già in possesso di due società che fanno sostanzialmente la stessa cosa di costituirne una terza con una triplicazione dei costi fissi non comprimibili?”.
La nascita della società ha incontrato anche la fiera opposizione dei sindacati che hanno sperato che il Governo in sede di conversione del decreto potesse ripensarci. Ma davanti si sono trovati un muro. Secondo i sindacati non solo c’è solo il problema di creare una sovrapposizione con la società che già esplica la funzione della digitalizzazione (la Sogei, appunto) ma l’operazione nasconde anche altri rischi.
L’obiettivo ufficiale è quello di rendere “interoperabili le banche dati”, incluse quelle dell’Istat, per finalità – denunciano i rappresentanti sindacali – ancora non chiarite. Il rischio, in questo caso, potrebbe essere quello di confondere i dati amministrativi con quelli statistici, violando gli standard nazionali e internazionali che regolano, per esempio, l’attività dell’Istat. Le banche dati di Inps, Inail e Istat potrebbero finire poi nelle mani di privati.
L’ultimo, non per importanza ovviamente, aspetto è legato al capitale umano. Che fine faranno i lavoratori dell’informatica di Inps, Inail e Istat quando nascerà la nuova società? Per la quale, si è detto, s’intende procedere all’assunzione di circa un migliaio di persone? Tutti interrogativi ai quali finora non c’è stata risposta.