Mario Draghi si è stufato degli ultimatum di Matteo Salvini. E anche delle furbe strategie del Capitano per mandarlo al Quirinale lasciando la via libera a lui per Palazzo Chigi. E così oggi su tutti i giornali i retroscena raccontano un presidente del Consiglio molto irritato con il segretario della Lega.
Draghi avvisa Salvini: “Così ci fai perdere i soldi del Recovery Fund”
La Stampa racconta che il premier ha una road map precisa. Dopo l’ok al Decreto Sostegno e il nuovo provvedimento sulle riaperture e il coprifuoco, entro la fine del mese deve arrivare la norma sulla governance del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Poi quello sulle semplificazioni. Subito dopo, il governo si concentrerà sulla riforma della concorrenza, da presentare entro fine giugno, e sulla legge delega di riforma della giustizia civile.
La road map è questa e non si scappa. Perché, come ha più volte detto pubblicamente il premier, anche alle Camere, e poi ha ribadito la ministra della Giustizia Marta Cartabia meno di una settimana fa ai capigruppo: «Senza riforme non arriveranno i soldi del Recovery». È vitale, dunque, che la maggioranza non finisca nel pantano delle incertezze, dei sabotaggi, dei veti.
«Ne va della credibilità italiana e dei finanziamenti che possono migliorare il Paese», è il pensiero di Draghi. Salvini può dire quello che gli pare ma non c’è alternativa, secondo il premier. E sminuire questo percorso vuol dire rendere senza senso la nascita del governo di unità nazionale.
Anche Repubblica racconta che Draghi vuole «completare il lavoro» iniziato. È l’unico modo per mettere sul binario giusto il Recovery, una questione di «serietà». E quindi, non sarà
Matteo Salvini a dettare i tempi al premier, nonostante gli scomposti avvertimenti lanciati dalle colonne di Repubblica.
Sostenere infatti, come fa il leghista, che non è questo l’esecutivo giusto per le riforme – a partire da quelle della giustizia e del fisco – significa boicottare in partenza due dei pilastri necessari al Next generation Eu.
Senza gli interventi strutturali, si «mette a rischio» la montagna di denaro del piano europeo. Draghi non accetterà che accada. «Rispetterò gli impegni presi con il Paese e con l’Europa», ecco il senso dei suoi ragionamenti in queste ore. Perché l’agenda di governo «c’è, è ben definita e non cambia»
L’ultimatum del premier al Capitano
Per questo Draghi è irritato, preoccupato e stufo. Perché l’attivismo del leghista rischia di diventare, anzi forse è già diventato un problema. Il timore è che sia alle porte una nuova fase, in cui
l’ostilità del leader del Carroccio diventi sempre meno moderata.
Il sospetto, temono a Palazzo Chigi, è che la situazione peggiori durante l’estate, con la campagna per le amministrative d’autunno nelle grandi città. La scintilla capace di produrre nuovi equilibri, oppure il caos. Non è quello a cui Draghi intende sottoporsi.
Consapevole della portata delle sfide che ha di fronte, ha promesso al Quirinale e ai suoi interlocutori europei e internazionali che farà di tutto per completare il lavoro avviato. Con un obiettivo non dichiarato: trasformare il Paese da laboratorio dei sovranismi ad asset fondamentale dell’unità europea e atlantica, anche in vista del dopo Merkel.
Letta, nell’assemblea di Articolo Uno che lo vede assieme a Giuseppe Conte e Roberto Speranza in un’ipotesi di centrosinistra unito, sceglie la linea della nettezza: “Salvini lasci. E lasci che le riforme le faccia Draghi con chi le vuole”. A testimonianza del fatto che l’uscita della Lega della maggioranza, al centrosinistra non dispiacerebbe. Un centrosinistra che, nel frattempo, prova a superare le scorie della mancata alleanza con il M5S alle Comunali di Roma. “La nostra esperienza comune non può essere accantonata” in vista delle elezioni politiche, sottolinea Conte che, entro la fine di maggio, proverà a dare il là definitivo al nuovo M5S.