La versione ufficiale, diramata in una scarna nota da Palazzo Chigi, è che il leader della Lega sia stato convocato ieri dal premier Mario Draghi “per affrontare i temi legati alla ripresa dell’attività di governo”. Matteo Salvini è stato chiamato mentre stava partecipando ad una iniziativa elettorale a Roma a sostegno del candidato di centrodestra Enrico Michetti e al temine ha tenuto a precisare che l’incontro è andato bene (e come altrimenti?), sottolineando che le sue preoccupazioni sono tutte “sull’Afghanistan, sul blocco di 60 milioni di cartelle di Equitalia, sulla riforma delle pensioni, quella della giustizia, della pubblica amministrazione, del codice degli appalti e sulla riapertura delle scuole da garantire in presenza”.
Dunque nel corso del colloquio, non si sarebbe affrontato il “tema Lamorgese”, sebbene la ministra dell’Interno sia nelle ultime settimane al centro di ripetuti e veementi attacchi da parte del leader leghista. Con un innalzamento dei toni che non è certo passato inosservato a Palazzo Chigi. “Rave party con morti e feriti che durano giorni, orde di baby gang che terrorizzano la riviera romagnola. Dopo navi francesi e tedesche, oggi una nave con bandiera norvegese lascerà 322 immigrati in Italia. Lamorgese, dove sei?”, l’ultima intemerata del Capitano che poi nel pomeriggio, dopo l’incontro col premier, da Città di Castello per presentare il candidato sindaco del partito, fa sapere che “chiederà ufficialmente che la ministra venga a riferire su quanto non sta facendo”, puntualizzando che “ci sono ministri che si sono dimessi per molto meno di un rave”.
Nessun accenno ad una richiesta di rimpasto dell’esecutivo. O anche se fosse stata avanzata, evidentemente è stata rispedita al mittente. In ogni caso Salvini non accenna a mettere un freno alle polemiche e, intervistato da Tgcom24, snocciola ancora i numeri degli sbarchi: “I numeri bocciano Lamorgese, che non sta facendo il ministro dell’Interno, siamo arrivati a quasi 40 mila arrivi nell’anno del Covid, solo via mare. Stanno sbarcando immigrati da navi francesi, norvegesi, tedesche, spagnole. Non è possibile che l’Italia sia trasformato nel campo profughi d’Europa”.
Su questo punto trova dalla sua parte FdI, con Giorgia Meloni che annuncia di star valutando di presentare un mozione di sfiducia contro il ministro Lamorgese. Con la differenza però, rispetto alla Lega, che il suo partito non appoggia l’esecutivo. Non una parola nel faccia a faccia con Draghi, pare, nemmeno sul sottosegretario al Mef Claudio Durigon, che in questo agosto di mozioni di sfiducia annunciate (leggi l’articolo), è nel mirino di tutto il centrosinistra e del M5S che, come hanno ribadito anche ieri, lo vorrebbero fuori dal Governo per la manifestata intenzione di intitolare il parco di Latina Falcone e Borsellino al fratello di Mussolini.
“Mai parlato con Draghi di questo. Non penso che tra le sue priorità abbia i parchi di Latina. Per lui, sono preoccupato zero”, taglia corto Salvini, che anzi, mette in chiaro: “Fortunatamente fascismo e comunismo sono stati sconfitti dalla storia e nessuno ne ha nostalgia. Ho stima di Claudio Durigon con il quale stiamo lavorando alla riforma delle pensioni, che interessa milioni di italiani. Il 31 dicembre scade Quota 100: è impensabile tornare o riavvicinarci alla legge Fornero”.
Intanto Draghi, dopo il colloquio mattutino con Salvini, nel pomeriggio ha incontrato a Palazzo Chigi il ministro e vice segretario leghista Giancarlo Giorgetti. Chissà che delle “pratiche” Lamorgese-Durigon non ne abbia parlato con lui, notoriamente più affine al “Draghi pensiero” rispetto al suo segretario federale.