Con poche parole il premier mette a tacere quanti – fuori e dentro il governo, forze politiche e non (leggi Confindustria) – continuano ad attaccare il Reddito di cittadinanza. E prende tempo sulla sua riforma. “E’ troppo presto per dire se verrà ridisegnato, riformato, come cambierà la platea dei beneficiari. Quello però che voglio dire è che il concetto alla base del reddito di cittadinanza io lo condivido in pieno”, ha detto Mario Draghi.
Musica per le orecchie del M5S che si è battuto per introdurre la misura di contrasto alla povertà e che continua a battersi per difenderla dagli attacchi che, un giorno sì e l’altro pure, continuano a lanciare i partiti del centrodestra e Italia viva. I renziani, in prima linea ad acclamare Draghi come salvatore della patria, sono particolarmente accaniti contro il Reddito di cittadinanza. A più riprese Matteo Renzi lo ha definito “diseducativo” e, addirittura, ha lanciato l’idea di un referendum per abolirlo.
E a costo di essere impopolare si è spinto a dire quanto segue: “Io voglio mandare a casa il reddito di cittadinanza perché voglio riaffermare l’idea che la gente deve soffrire, rischiare, correre, giocarsela. Se non ce la fai ti diamo una mano, ma bisogna sudare”. E qualche giorno fa nella sua Enews ha dichiarato: “La verità è che il reddito di cittadinanza non funziona: tutti lo sanno, nessuno lo ammette. Quando uno strappa il velo dell’ipocrisia subito viene attaccato. Io sono pronto a discutere delle misure per lottare contro la povertà. Ma questa misura non può essere il sussidio diseducativo e clientelare che non ti avvicina al lavoro, come dimostrano i dati”.
Eppure tutti i dati e i rapporti che sono stati fatti sul RdC dimostrano proprio il contrario. Dall’Inps all’Istat, numeri alla mano, c’è la prova che il Reddito di cittadinanza ha evitato, soprattutto durante la pandemia, una catastrofe sociale, ha ridotto la povertà e sostenuto le persone più fragili. L’Unione europea ha chiesto di ampliarlo in modo da raggiungere le fasce più vulnerabili e la Caritas, nel suo ultimo rapporto, lo ha promosso come uno strumento di promozione umana che può liberare dal giogo della privazione economica e della mancanza di opportunità.
Registra le parole di Draghi e provoca i renziani il Pd: “Attendiamo le repliche di chi lo ha definito ‘diseducativo e clientelare’ e ha proposto un referendum per abolirlo. I sussidi alla povertà si migliorano, non si aboliscono”, dichiara Alfredo Bazoli. Gli dà man forte l’ex ministro e compagno di partito Peppe Provenzano. “Perché la crociata contro i poveri, di chi vuole l’abolizione” del Reddito di cittadinanza “non solo è ingiusta socialmente, sbagliata politicamente, ma è del tutto fuori dalla storia. Noi siamo per migliorarlo, coinvolgendo comuni e terzo settore. Rilanciando su altro fronte le politiche del lavoro”, dichiara il vicesegretario del Pd.
Ma i renziani non si arrendono, e – forse per la prima volta – prendono le distanze dal premier. “Rispettiamo l’opinione di Draghi, ma per noi il Reddito di cittadinanza non funziona, i navigator sono un fallimento, non combatte seriamente la povertà e quindi faremo tutto ciò che potremo per cambiare questa norma sbagliata, votata da Lega e Cinque Stelle e appoggiata da Pd e Leu”, replica il presidente di Italia viva, Ettore Rosato. Adesso si aspetta la replica del leader leghista Matteo Salvini che giovedì scorso aveva dichiarato: “L’ho già detto a Draghi, a settembre dovremo affrontare quella roba che si chiama Reddito di cittadinanza perché sta creando solo disastri: invece di creare lavoro lascia la gente a casa”. Sarà, ma ieri Draghi ha già detto come la pensa con buona pace dei due Matteo.