Parola d’ordine: il coraggio. “Senza coraggio, questo governo rischia di rimanere impigliato ancora prima di partire. I cittadini chiedono risposte concrete per il presente, ma anche un disegno chiaro per l’Italia del futuro”, spiega il senatore del Movimento cinque stelle e sottosegretario durante il governo Conte2 Gianluca Castaldi. Che ribadisce un concetto centrale per i pentastellati: “Dalle parole di Draghi è evidente che la sua azione proseguirà nel solco di quella del Conte”. E sul futuro del Movimento, il senatore non si scompone: “Soffro per l’unità perduta, ma continueremo a batterci per un’Italia più giusta e più efficiente, meno inquinata e più digitale, con meno disoccupati e più opportunità per i giovani. I nostri obiettivi non cambiano”.
Partiamo, però, dalle parole di Draghi. Dopo la due giorni di voti di fiducia può dirsi soddisfatto?
Il neo-premier è stato chiaro. Ha riconosciuto quindi pieni meriti alla precedente esperienza di governo, in particolar modo riguardo al contrasto al Coronavirus, tanto sul fronte sanitario quanto su quello economico. Poi sono arrivati segnali importanti, dall’ambiente al lavoro, dall’innovazione al fisco. In più sul Recovery si ripartirà dal Plan messo a punto a dicembre, ulteriore elemento di continuità con l’esecutivo di Giuseppe Conte disarcionato malamente come tutti sappiamo.
Il Movimento però è stato chiaro su un punto: sarete un occhio vigile sull’operato del governo…
Assolutamente. La nostra fiducia non può essere incondizionata come quella di Renzi o di Salvini, che hanno aderito a scatola chiusa con toni trionfali piuttosto sospetti. Noi abbiamo chiesto a Draghi solo una cosa: il coraggio. Senza coraggio, questo governo rischia di rimanere impigliato ancora prima di partire. I cittadini chiedono risposte concrete per il presente, ma anche un disegno chiaro per l’Italia del futuro. Le battaglie da portare avanti, come detto, sono quelle dell’ultimo anno e mezzo. Anche per questo al Senato è nato l’intergruppo M5s-Pd-Leu: vogliamo dare un’impronta chiara all’operato di Draghi e dei suoi ministri.
Intanto, però, oltre 20 parlamentari hanno votato no e ora usciranno dal Movimento. Cosa succederà per gli assenti ingiustificati?
Faccio fatica a dare una valutazione a certe dinamiche, perché con tanti di questi amici e colleghi ho condiviso anni di battaglie e momenti splendidi e irripetibili. Soffro per l’unità perduta, ma ringrazio comunque tutti, come ho fatto su Fb. Ognuno ha amato il MoVimento nel profondo e poi ha declinato il suo amore in modo diverso. Sugli assenti non è stata presa una decisione.
Se anche loro dovessero uscire sarebbe un bel colpo per il Movimento. Per carità: esagerato parlare di scissione, però il numero non è ininfluente…
Ribadisco: perdere l’unità è il dolore più grande, anche perché rappresenta da sempre la forza del M5s. Però c’è un aspetto che non possiamo sottovalutare. Otto giorni fa, in un momento di bellissima partecipazione, 74mila nostri iscritti si sono espressi in un modo su Rousseau. E nel M5s solo ciò che dicono gli iscritti è Vangelo. Ripeto, non giudico le decisioni di nessuno e rispetto il travaglio di tutti. In questo tornante così complesso della storia del Paese e del MoVimento. Però l’indicazione arrivata dalla rete è stata chiara.
Nel frattempo è nato anche un altro problema: Grillo pare abbia “bloccato” il passaggio da leadership individuale a collegiale. Per quale ragione?
Non diciamo cose fuorvianti, Grillo non ha bloccato nulla. I nostri iscritti hanno deciso che la guida del M5s dovrà essere collegiale e così sarà. Per arrivarci però c’è da gestire questa fase di transizione, e al contrario di quanto è stato scritto sul Blog delle Stelle, può essere solamente Vito Crimi a farlo. Il suo buon senso e il suo amore per il M5s sono la migliore garanzia: avremo presto una guida plurale e più incisiva. Da Beppe non c’è stato nessun blocco.
Cosa potrebbe accadere ora all’interno del Movimento?
Il MoVimento è cambiato ed è l’unica forza politica nella storia italiana che ha dimostrato di poter compiere un’evoluzione trasparente e concreta, senza abbandonare le storiche battaglie. Continueremo a batterci per un’Italia più giusta e più efficiente, meno inquinata e più digitale, con meno disoccupati e più opportunità per i giovani.