A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina. Il vecchio adagio potrebbe ben adattarsi a descrivere la difficile situazione politica in cui si trova a navigare (a vista) il Governo di Mario Draghi.
Draghi blindato dal Quirinale. Bloccato il pressing del M5S per l’appoggio esterno. Con una maggioranza diversa serve un altro premier
La Camera ha approvato il rinvio di una settimana di tutti i provvedimenti all’ordine del giorno, compresi quelli sullo ius scholae e sulla cannabis, messi nel mirino e usati dalla Lega come questione dirimente per decidere la permanenza dentro il Governo. Ma si dia il caso che questi due provvedimenti siano cari anche al M5S.
Il rinvio dunque suona come un ennesimo tentativo dei Migliori di non far saltare il banco, prendendo tempo e assecondando le richieste del Carroccio. Ma nello stesso tempo mettendo alle strette, ancora una volta, la formazione politica guidata da Giuseppe Conte. E dunque – ecco il pensar male – avvalorando la tesi di quanti tra i pentastellati sostengono che ci sia qualcuno nel Governo che rema per spingere fuori dall’Esecutivo il Movimento Cinque Stelle attraverso la mortificazione quotidiana delle sue battaglie.
Il ministro 5S Stefano Patuanelli lo dice chiaramente: “Credo che non ci sia una volontà del Movimento di uscire dal Governo, ma che ci sia una spinta verso il Movimento per farlo uscire. Non posso pensare che il Presidente del Consiglio abbia come volontà quella di far uscire una forza della sua maggioranza dal Governo. Le fibrillazioni che ci sono in questi giorni hanno come madre e padre la scissione che ha fatto Luigi Di Maio. Quindi è quella forza politica nuova che ha creato e sta creando fibrillazioni”.
Patuanelli, che invita ad andare avanti su ius scholae e sulla cannabis, ha poi auspicato un chiarimento a stretto giro tra Draghi e Conte. Ma tra i pentastellati c’è chi non si fida di tutta questa situazione incandescente né della smentita di Palazzo Chigi sul fatto che Draghi non abbia chiesto la testa di Conte.
Tanto che cresce il pressing degli iscritti e dei deputati e senatori M5s sul loro leader per uscire dal Governo e mantenere eventualmente l’appoggio esterno. Un tweet del vicepresidente del gruppo alla Camera, Luigi Gallo, è una spia di tale malessere: “Operazioni di palazzo a tutela dell’elite, ecco cosa significano le indiscrezioni su Draghi, che sta agendo fuori dal mandato che ha ricevuto da Mattarella. Il M5s resterà la forza che tutela i cittadini”.
Ma lo scenario dell’uscita dal Governo ed eventualmente dell’appoggio esterno è percorribile solo se non saranno ascoltate le istanze del Movimento su temi prioritari, dal Superbonus al salario minimo, è stata la predica ribadita più volte da Beppe Grillo. E nell’incontro di mercoledì al Quirinale Conte ha escluso l’uscita del Movimento Cinque Stelle dal Governo per passare a un appoggio esterno. Seppure verso le istanze del M5S non pare ci sia al momento grande sensibilità. E il rinvio su ius scholae e cannabis lo conferma.
“È surreale chiedere lo stop dello ius scholae dopo aver occupato i lavori della commissione per circa 30 ore. La verità è che questo testo può essere approvato e la Lega non ha argomenti validi. Il governo ha dato in commissione e darà in aula solo pareri tecnici. Non ha senso metterlo in mezzo”, dice Giuseppe Brescia (M5s), presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera e relatore della proposta di legge.
Draghi che ha lasciato in anticipo il vertice Nato di Madrid per rientrare a Roma e partecipare – questa è la versione ufficiale – al Consiglio dei ministri ieri è salito al Colle per fare il punto e riferire – anche questa è la versione ufficiale – sugli ultimi appuntamenti internazionali come il G7 e il vertice Nato. Ma sicuramente il Capo dello Stato sarà stato aggiornato anche sulle ultime fibrillazioni che stanno mettendo a rischio la navigazione del Governo. E se il premier ha confermato al presidente Sergio Mattarella l’impegno ad andare avanti, questi gli ha rinnovato la sua fiducia assoluta.
In conferenza stampa, nel tardo pomeriggio, Draghi sparge ottimismo sulla tenuta dell’Esecutivo (“Non rischia”) e prova a gettare acqua sul fuoco delle polemiche col M5S (“Mai pronunciato le dichiarazioni che mi sono state attribuite” sulla rimozione di Conte). E professa una lealtà senza confini nel Movimento: “Il Governo non si fa senza i 5 Stelle e non si accontenta del suo appoggio esterno”.
E in questo senso, conferma, sono arrivate pure le rassicurazioni di Conte. Ma la sua suona tanto come una minaccia: “Non c’è alcuna disponibilità a guidare un Governo con un’altra maggioranza”. Che tradotto significa: se M5s molla, l’Esecutivo cade. Ma la mina che è stata disinnescata sui provvedimenti dello ius scholae e della cannabis (“Sono proposte di iniziativa parlamentare e quindi il Governo non prende posizione”, dice Draghi) è destinata a esplodere prima o poi. Igor Iezzi, capogruppo Lega in commissione Affari costituzionali, ha infatti annunciato il deposito di 1.500 emendamenti alla proposta di legge sullo ius scholae.
“Faremo di tutto per evitare che l’attuale legge sulla cittadinanza italiana venga stravolta da questo scempio. La sinistra sa fin troppo bene che nel nostro Paese i minori stranieri godono già di tutti i diritti previsti e garantiti dalla Costituzione. Perché tanta insistenza invece di pensare ai veri problemi del Paese?”, dice il leghista, che è anche relatore di minoranza della pdl. Ecco perché il deputato del Pd Emanuele Fiano ha chiesto il rinvio della discussione. Una richiesta accolta poi dall’Aula.
Il leghista Edoardo Ziello in Aula ha ribadito che argomenti come Ius scholae e cannabis “non sono assolutamente la priorità per il nostro paese. La speranza è che vengano totalmente tolti da ogni calendario”. E poco dopo pure Matteo Salvini ha rincarato la dose: “Mentre gli italiani hanno problemi di stipendi troppo bassi e bollette troppo alte, la sinistra blocca il Parlamento con leggi per legalizzare le droghe e regalare cittadinanze agli immigrati. Una follia, un insulto non solo alla Lega ma soprattutto ai milioni di cittadini in difficoltà”.
E ancora: “Pd e M5S decidano se vogliono lavorare per il Paese insieme alla Lega o se preferiscono una crisi di governo”, minaccia la Lega. Ma Draghi si mantiene ottimista.