I sindacati convocati a Palazzo Chigi dal premier – oltre a Mario Draghi erano presenti i ministri Giorgetti, Speranza, Orlando e Brunetta – confermano che il governo non indietreggia. Ed è intenzionato a introdurre con un decreto l’obbligatorietà del Green Pass per tutti i lavoratori del settore pubblico e di quello privato. Ed è quanto avverrà oggi pomeriggio nel Consiglio dei ministri che verrà preceduto in mattinata da una cabina di regia. La misura scatterà dal 15 ottobre.
Ai sindacati il governo non ha fornito una data precisa ma si presume intorno alla metà del mese prossimo per lasciare il tempo a chi non è vaccinato di poter ricevere almeno la prima dose e mettersi così in regola. Ad oggi, secondo dati del governo, 13,9 milioni di lavoratori ha già il Green pass, 4,1 milioni ancora non lo ha: l’obbligo riguarderebbe in totale, quindi, circa 18 milioni di persone.
QUESTIONE TAMPONI. Cgil, Cisl e Uil, sempre fermi sull’idea che l’obbligo vaccinale debba essere stabilito per legge – ma il governo, ha confermato Maurizio Landini della Cgil, per ora non contempla quest’ipotesi – ribadiscono la richiesta che i tamponi siano gratuiti per chi lavora. E chiedono che per gli inadempienti non siano previsti né licenziamenti né demansionamenti. “Finora nei luoghi di lavoro – affermano i sindacati – i tamponi sono stati sempre gratuiti. Non si devono pagare 22 euro ogni due giorni per poter lavorare”.
E rispolverano una vecchia nota polemica: “Perché per salire a Palazzo Chigi sono necessari sia il Green pass sia il tampone?”. Ma l’esecutivo dovrebbe rimanere fermo sulla linea trapelata nei giorni scorsi. Ovvero i tamponi non saranno a carico della collettività. Discorso diverso verrà fatto per quanti, a causa di comprovati motivi di salute, non possano vaccinarsi. La gratuità, si ragiona a Palazzo Chigi, avrebbe un effetto disincentivante: si applicano e continueranno ad applicarsi prezzi calmierati. Deciderà però la cabina di regia: fino all’ultimo, un periodo transitorio di gratuità non si può escludere. Non dovrebbero essere previste multe per chi non ha il certificato verde ma la sospensione dal lavoro e lo stop allo stipendio. Sarà espressamente previsto il divieto di licenziare, recependo una preoccupazione sindacale.
AMBIGUITÀ MA SENZA ROTTURA. Intanto la Lega, o meglio quell’anima leghista che sposa la linea salviniana peraltro sconfessata dal ministro Giancarlo Giorgetti e dai governatori, continua a fare resistenza. I malumori si scaricano in Parlamento, alla Camera precisamente dove è in corso l’esame del secondo decreto, quello che ha esteso l’obbligo della certificazione verde nelle scuole e nelle università e per i trasporti a lunga percorrenza e in cui è stato inserito anche l’ultimo decreto che estende il green pass a chiunque accede negli istituti scolastici e negli atenei e impone l’obbligo vaccinale per il personale delle Rsa.
Ebbene la Lega, insieme agli alleati di FdI, ieri ha votato contro il parere a questo decreto in commissione Cultura. Sebbene lo stesso provvedimento fosse stato approvato anche dai ministri leghisti in Cdm. Un’ambiguità che si manifesta anche al Senato dove il Carroccio vota la fiducia al primo decreto sul Pass che ottiene il definitivo via libera. Insomma ancora una volta per la Lega vale il detto can che abbaia non morde. Presto, annuncia intanto Gregorio Fontana, deputato questore di Montecitorio, il Green Pass sarà obbligatorio anche per entrare in Parlamento. Come hanno richiesto anche i sindacati.