La Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone (nella foto) ha aperto un’indagine su presunti dossieraggi abusivi all’interno della Direzione nazionale antimafia. L’indagine è partita da un denuncia del ministro alla Difesa Guido Crosetto ma già nel 2020 sui quotidiani erano apparse notizie sospette di Sos, le Segnalazioni di operazioni sospette, i alcuni politici di primo livello tra cui Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Rocco Casalino e Francesco Totti. Le Sos sono le transazioni anomale che le banche e gli operatori finanziari hanno il dovere di comunicare alla Unità di informazione finanziaria (Uif) di Banca d’Italia per approfondimenti, vengono trasmesse per legge sia alla Dna sia al Nucleo Valutario della Guardia di Finanza. Come erano arrivate ai giornali?
L’inchiesta sui dossieraggi alla Dna si allarga. Nel mirino degli accessi abusivi del finanziere indagato oltre Crosetto, anche Renzi, Conte e molti altri
Il caso esplode quando Crosetto, ministro della Difesa, presenta una querela alla procura di Roma. “A seguito della pubblicazione di miei dati personali e non pubblici, accessibili solo da parte di persone autorizzate, ho deciso di sporgere una querela alla procura di Roma per capire come fossero stati recuperati”, scrive Crosetto, in riferimento a un articolo del quotidiano Domani in cui si svela che il neo-ministro tra il 2018 e il 2021 ha percepito quasi due milioni di compensi da Leonardo, la società parastatale che si occupa di armamenti, grazie alla sua attività di consulente o intermediario attraverso le aziende di cui faceva parte prima di entrare al governo.
La pm Antonia Giammaria scopre che nei giorni precedenti alla pubblicazione degli articoli su Crosetto, un finanziere in servizio alla Dna aveva effettuato ricerche proprio sul ministro. Scattano le perquisizioni, il militare viene sentito dai magistrati e nega irregolarità, ammettendo di aver effettuato ricerche sul ministro ma sottolineando anche che le interrogazioni al sistema venivano effettuate abitualmente dal suo ufficio per motivi di servizio, all’epoca coordinato dal sostituto procuratore nazionale Antonio Laudati.
Cantone parla di indagine estesa Tutto è partito da una denuncia del ministro della Difesa Crosetto
Considerato il possibile coinvolgimento, pure come parti lese, di magistrati in servizio all’Antimafia e dunque a Roma, l’indagine è stata trasmessa da piazzale Clodio a Perugia, procura competente per le toghe capitoline. L’ufficio inquirente guidato da Cantone ha ricostruito i percorsi di trasmissione delle Sos, finite appunto al Valutario, alla Dna, alla Direzione investigativa antimafia e in alcuni casi anche ai Servizi. Nel frattempo il finanziere sotto inchiesta è stato trasferito in Abruzzo mentre in via Giulia il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo ha già modificato le procedure: alla guida del Servizio segnalazioni di operazioni sospette adesso ci sono ben tre magistrati.
Mentre resta da capire chi sia il “mandante” delle eventuali ricerca illecite del maresciallo della Guardia di Finanza l’indagine dimostra chiaramente una cosa: la magistratura funziona e le leggi per difendere i cittadini (politici e non) dal dossieraggio funzionano. Una risposta chiara a chi presumibilmente tenterà di sventolare questa vicenda come ennesimo caso di “malagiustizia”, magari per alimentare la retorica del “siamo tutti ascoltati”. Un probabile servitore infedele dello Stato è stato allontanato ed è indagato, com’è normale che sia. Ora resta da vedere di chi fosse la “manina” dietro queste ricerche, a quale livello appartenga e a che interessi rispondesse. E questa forse è la parte più interessante della storia.