A nove mesi esatti dalle elezioni regionali, la lobby dei cacciatori, che ha contribuito in maniera determinante al successo del centrodestra in Lombardia, porta a casa la prima preda. La porta sotto forma di una revisione dell’ordinamento che regola l’attività venatoria dei cosiddetti “capannisti”, coloro che esercitano la caccia da un appostamento fisso.
Prima ad esultare è la Federcaccia, che sul proprio sito ringrazia “tutta la maggioranza”, e “in particolare i Consiglieri Regionali” che hanno proposto le modifiche ”da firmatari, su tutti Floriano Massardi e Carlo Bravo, Presidente e Vicepresidente della VIII Commissione (Agricoltura, montagne e foreste, ndr), e l’assessore Alessandro Beduschi, che ha colto l’importanza e l’opportunità di talune modifiche, dando infine anche il proprio parere favorevole”.
Mille grazie
Massardi e Bravo, il primo della Lega, il secondo di Fratelli d’Italia, sono stati eletti nel collegio di Brescia, provincia che conta almeno settemila doppiette, e, quando si dice la coincidenza, sono entrambi cacciatori capannisti. è stata proprio la sezione bresciana della Federcaccia a fine settembre a richiamare all’ordine i “propri” eletti in Regione.
Sul sito internet, in una nota dal titolo “Basta penalizzare i capannisti”, lamentavano di essere stati dimenticati “senza che nessuno riesca in modo concreto, non con le solite chiacchiere ed i soliti proclami inutili, a fare nulla. Nessun atto formale, nessuna azione istituzionale da parte dei consiglieri regionali, assessori compresi, eletti anche con i voti dei cacciatori”. Una pressione che evidentemente ha funzionato. Ma cosa cambia di fatto? La principale novità, che i cacciatori considerano “importantissima”, è quella introdotta all’articolo 25, comma 5 septies.
Che stabilisce che gli appostamenti fissi da sottoporre a Vinca (la Valutazione d’incidenza sull’habitat) saranno esclusivamente quelli ricadenti dentro i siti Natura 2000 e nel raggio di 100 metri da essi. “La nuova previsione porterà ad una semplificazione enorme (anche per gli Enti Parco) e a un notevole risparmio di denaro sia per i cacciatori sia per gli enti, che non dovranno perdere tempo e risorse per evadere pratiche del tutto irragionevoli e sproporzionate rispetto al loro stesso oggetto”, scrive il presidente di Federcaccia Lombardia, Lorenzo Bertacchi, ricordando che la revisione della norma era stata oggetto di un incontro di due associazioni venatorie con l’assessore e il consigliere regionale Zamperini (FdI).
Nella norma rivisitata viene poi chiarita la possibilità di recuperare la selvaggina ferita negli appostamenti di caccia agli uccelli acquatici su tutto lo specchio d’acqua. Ai cacciatori lombardi d’ora in avanti sarà consentito anche cacciare da appostamento temporaneo sui terreni su cui è vietata altra forma di caccia vagante, e potranno ricercare e recuperare la fauna ferita entro 200 metri dall’appostamento anche in atteggiamento di caccia. Così come avranno la possibilità di installare nuovi appostamenti fissi di caccia anche in Zona Alpi di maggior tutela, pur con parere vincolante del Comprensorio Alpino competente.
Bestia nera
La “bestia nera” dei cacciatori lombardi rimane in ogni caso l’Ispra, che “ogni anno a marzo esprime il proprio parere sulla bozza di calendario inviata da Regione Lombardia. L’ossessiva richiesta di Ispra di voler aprire a tutti i costi la caccia al primo di ottobre fornendo motivazioni a nostro avviso ideologiche e non tecniche, lede l’interesse di tutti i cacciatori, non solo i capannisti”. Una delle ultime norme rivisitate riguarda l’articolo 26, quello che introduce la nuova fascetta per gli uccelli da richiamo fornita da Regione Lombardia.
Sono quelle che vengono messe agli uccellini tenuti prigionieri per essere utilizzati come esche, ovvero richiami vivi per attirare altri animali. A luglio scorso 100mila euro di fondi pubblici del Consiglio regionale furono destinati ai cacciatori per acquistare fascette. A far passare il provvedimento Massardi e Bravo, con il supporto, quella volta, del leghista Davide Caparini.