L’ondata sovranista si è fermata sulla via Emilia. Parola d’ordine solidità. Stefano Bonaccini è stato confermato governatore in Emilia Romagna dai suoi corregionali che gli hanno confermato la fiducia. Una fiducia basata su dati concreti, su fatti non su percezioni. Parliamoci chiaro: quando l’esponente del Pd diventò presidente nel 2014 la disoccupazione era al 9, adesso è al 5, l’Emilia è la prima Regione per crescita nel paese consecutivamente da cinque anni, è prima davanti a Lombardia e Veneto anche nell’export pro-capite, nella sanità pubblica anche il Governo gialloverde l’ha indicata come Regione benchmark ed è l’unica ad aver abolito il superticket.
VITTORIA PERSONALE. Insomma, la macchina funziona la al di là degli slogan e del terrorismo psicologico evocato dalla narrazione sovranista. Al di là dei dati a prevalere è stato il buonsenso. La realtà, che è quella di una regione ben amministrata e che ha trovato in Bonaccini il suo “campione” capace di reagire ad un assalto senza precedenti, grazie ad un background solido ma anche ad una comunicazione credibile – merito anche di uno spin doctor come Marco Agnoletti – che ha saputo contrapporre a vuoti slogan una i numeri di una sala macchine del riformismo ancora funzionante. La politica però non è solo Pil, attiene anche all’universo valoriale, all’identità, a sedimentazioni profonda. Ci ha aveva provato con tutto se stesso il Capitano, ad espugnare il fortino rosso. Talvolta superando persino se stesso, spingendo al massimo. Onore delle armi comunque a chi come lui ci mette sempre la faccia.
“Il popolo ha sempre ragione” ha ammesso Matteo, dopo i baci alle forme di parmigiano, i tortellini, il territorio battuto casa a per casa (o citofono per citofono) ha dovuto ammettere che la sua scalata si è inceppata. Di fronte a chi come Bonaccini ha finalmente contrapposto argomenti solidi di fronte alla solita retorica di un Salvini dipinto come “fascista, razzista, omofobo”. Roba buona per i talk tv e per triti editoriali. Nasce da qui la scelta di puntare sul “buon governo”, sui risultati non banali della sua amministrazione, in assenza di un grande racconto politico nazionale questo va detto: a vincere bella sua terra è stato Stefano Bonaccini non i big del Pd, non il segretario nazionale. Questo è successo: la trasformazione della campagna elettorale in conflitto tra “buon governo” locale e attacco al governo nazionale qui non ha funzionato.
Significativo il dato sull’affluenza, al di sopra delle aspettative: una rinnovata partecipazione dovuta senz’altro a questo nuovo fenomeno, in verità molto “pompato” dai mass media – le sardine – che tv e ubriacatura di popolarità a parte, hanno inseguito Salvini per tutta l’Emila Romagna e oltre. Lo hanno braccato a uomo comizio per comizio portando in piazza chi non c’era mai stato o chi non ci andava da tempo. Ma più di ogni altra cosa ha influito l’orgoglio di appartenere ad una terra ben amministrata, dove gli slogan disfattisti non hanno attecchito. Perché non c’è niente e nessuno da “liberare”. E pure il voto disgiunto di ciò che resta dell’elettorato M5S.
I RISULTATI DEL VOTO IN EMILIA E CALABRIA
Il candidato del centrosinistra e governatore uscente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha vinto con circa otto punti di vantaggio, 51,42% contro il 43,63% della sua sfidante Lucia Borgonzoni, sostenuta dal centrodestra. Simone Benini del M5s ha preso il 3,48%. Sotto il mezzo punto gli altri candidati: Domenico Battaglia (Movimento 3v) 0,47%, Laura Bergamini (Partito comunista) 0,44%, Marta Collot (Potere al Popolo) 0,30%, Stefano Lugli (Altra Emilia-Romagna) 0,26%. Partita ampiamente chiusa in Calabria a favore della candidata del centrodestra, Jole Santelli, che trionfa con il 55,43% e diventa la prima Governatrice donna della regione. Pippo Callipo, candidato per il centrosinistra, si è fermata al 30,08%, Carlo Tansi (lista civica) registra il 7,18% e precede Francesco Aiello (M5S) al 7,31%.
Affluenza in deciso rialzo in Emilia-Romagna e miglioramento anche in Calabria. Secondo quanto rende noto il Viminale su tutti i 328 Comuni emiliano-romagnoli al voto, l’affluenza, alle 23, è stata del 67,67%, in netto aumento rispetto alle Regionali del 23 novembre 2014, quando il dato finale fu del 37,76%. In Calabria è stata, invece, del 44,32%, in leggero aumento rispetto al 44,16% delle precedenti regionali sempre del 23 novembre 2014.