“Abbiamo votato Foa per fare il presidente di Rai Spa, anzi per fare il presidente di garanzia, non certo perché andasse ad assumere incarichi operativi in altre società del gruppo”. Primo Di Nicola, vice presidente M5S della commissione di Vigilanza (che si riunirà questa mattina per il seguito dell’audizione del numero uno di Viale Mazzini e dell’Ad Fabrizio Salini), non molla la presa sulla doppia poltrona di Marcello Foa, presidente del Cda Rai e di RaiCom.
La seduta odierna della Vigilanza rischia di trasformarsi in una resa dei conti?
“Nessuna resa dei conti, ma di certo la doppia presidenza di Foa rappresenta un problema. Dalla Rai del cambiamento mi aspettavo altro”.
Martedì scorso, però, Foa non ha neppure sfiorato la questione. Un modo per eludere il problema?
“Non so se le cose stiano così. Io la continuo a pensare allo stesso modo e, come me, anche importanti osservatori ed esperti del settore nonché autorevoli esponenti dell’azienda”.
Si riferisce al consigliere Laganà?
“Al consigliere Laganà, ma non solo”.
Eppure l’opposizione considera la questione della doppia poltrona solo fumo per nascondere la spartizione delle poltrone in atto tra Cinque Stelle e Lega…
“Ma quale fumo! Sto solo mantenendo la parola data agli elettori con i quali il Movimento si è impegnato a combattere ogni conflitto d’interessi. D’altra parte, fa una certa impressione che i colleghi dell’opposizione non sentano questo problema. Evidentemente si sono assuefatti ai conflitti d’interessi. E voglio augurarmi che il motivo del loro disinteresse sia solo questo.”
Intanto, però, il suo collega Morelli della Lega, senza citarlo, ha imputato a Salini e al piano industriale il fatto che il cambiamento in Rai ancora non si sia visto…
“Vedremo qualo sono i reali obiettivi della Lega e degli altri partiti. Naturalmente anch’io mi sono studiato il piano industriale. Introduce importanti innovazioni anche se per la vera riforma della Rai occorreranno altri step”.
Per esempio?
“Per esempio sull’informazione. Un passo avanti è stato fatto con la News Room che accorpa TgR e RaiNews24, ma la riforma vera ci sarà quando si arriverà ad un’unica redazione con un unico direttore, superando le tre testate generaliste – Tg1, Tg2 e Tg3 – che altro non sono se non la perpetuazione delle storiche spartizioni partitocratiche iniziate nella prima Repubblica”.
Basterà questo a rescindere il cordone ombelicale tra la Rai e la politica?
“Assolutamente no. Ci si arriverà solo con un’altra riforma che introduca tra il governo (azionista della Rai), le forze politiche e l’azienda un organo autonomo e indipendente eleggibile tra i rappresentanti della società civile, esperti del settore e rappresentanti degli utenti e dei consumatori con pieni ed esclusivi poteri sulla gestione dell’azienda in tutte le sue articolazioni. Dalla nomina del Cda a quella dei direttori di rete e di tg”.
A proposito di Tg, circola la notizia della lite tra il direttore del Tg1 Carboni e il suo vice Polimeno che sarebbe finita sul tavolo di Salini…
“è un problema interno che riguarda l’azienda che dovrà chiarire come sono andate davvero le cose. Ciò detto, chi si rende responsabile di condotte improprie non sono è degno del servizio pubblico né della fiducia dei cittadini”.
Opposizioni e Usigrai contestano la decisione di chiudere Rai Premium e Rai Movie. Lei che idea si è fatto?
“Prima di esprimere un giudizio aspetto di ascoltare le motivazioni editoriali e di mercato alla base della decisione di Salini”.
Il sottosegretario Crimi ha chiuso la porta ad ogni ipotesi di proroga della convenzione per Radio Radicale. È il preludio della fine per questa storica emittente?
“Sarebbe bene che il Governo si prendesse una pausa di riflessione. Se, dopo maggio, privata delle risorse della convenzione, Radio Radicale dovesse decidere di vendere parte delle sue risorse per continuare a pagare gli stipendi dei dipendenti, si correrebbe il rischio che dei privati – e Dio solo sa cosa potrebbe capitare – possano mettere le mani sul preziosissimo archivio dell’emittente, che custodisce inestimabili documenti della storia repubblicana. Questo patrimonio va salvaguardato e deve essere la Rai ad acquistarlo per metterlo a disposizione dei cittadini, gratis e su tutte le piattaforme, internet compreso. E assicurando così una base fondamentale per i suoi contenuti al nascituro canale istituzionale, che al momento rischia di essere imbottito di noiose repliche per saturare gli orari di trasmissione previsti”.