Tempo scaduto. Per il secondo round bisognerà aspettare martedì prossimo. Quando la commissione di Vigilanza tornerà di nuovo a riunirsi: all’ordine del giorno il seguito dell’audizione del presidente e dell’amministratore delegato della Rai, Marcello Foa e Fabrizio Salini. Interrotta, ieri, subito dopo gli interventi dei vertici di Viale Mazzini e aggiornata, come deciso dal presidente Alberto Barachini (su richiesta dei commissari), per assicurare tempi adeguati al dibattito su un tema delicato come il nuovo piano industriale della tv pubblica.
Insomma, il gong, almeno per ora, salva Foa. Messo nel mirino dai Cinque Stelle per la doppia poltrona di presidente Rai (di garanzia) e di RaiCom. Una situazione bollata, in due interviste rilasciate nei giorni scorsi a La Notizia, come palese conflitto d’interessi dal vice presidente M5S della Vigilanza, Primo Di Nicola, e “incompatibile e poco opportuna” dal consigliere del Cda di Viale Mazzini, espresso dai dipendenti, Riccardo Laganà. Un tema che, d’altra parte, Foa ha accuratamente evitato, ieri, nel suo intervento.
Lasciando a Salini l’incombenza di affrontare la questione del discusso canale in lingua inglese, affidato proprio a RaiCom, la consociata con finalità commerciali del gruppo da lui stesso guidata, che pone il numero uno di Viale Mazzini nella singolare e sconveniente posizione di controllore (come presidente di Rai Spa) e di controllato (in veste di presidente di RaiCom). “Il nuovo canale in inglese rafforzerà l’offerta di Rai Italia, promuoverà l’identità del Paese e rafforzerà l’immagine dell’Italia all’estero”, spiega Salini. Ma il nodo resta.
E non riguarda solo l’opportunità del doppio incarico cumulato da Foa, il presidente di garanzia fortemente voluto dalla Lega al vertice di Viale Mazzini che per i Cinque Stelle dovrebbe tenersi alla larga da ogni ruolo gestionale e fare immediatamente un passo indietro rinunciando alla doppia poltrona (copyright Di Nicola). Perché “se vai a ricoprire altri incarichi all’interno di altre aziende controllate (ed è il caso di RaiCom, ndr) è chiaro che il ruolo di garanzia potrebbe venir meno”, come ha, del resto, avvertito proprio sulle colonne de La Notizia il consigliere Laganà.
Foa a parte, restano anche le criticità legate alla scelta di affidare il canale in lingua inglese a RaiCom. E che pure un eventuale passo indietro del presidente potrebbe bastare a risolvere. In una lettera inviata il 13 marzo scorso ai ministeri dell’Economia e dello Sviluppo econonmico e, per conoscenza, all’intero Cda Rai, all’Ad e al collegio sindacale di Viale Mazzini, lo stesso Laganà ha sottolineato i rischi della scelta di affidare un canale di servizio pubblico ad un’azienda con finalità commerciali: “Risulterebbe vietato per legge – si fa notare nella missiva – finanziare col canone attività commerciali, quale diventerebbe il canale in inglese se gestito da RaiCom”.
Tutte questioni dalle quali, grazie anche al fischio anticipato di Barachini, Foa è riuscito, per ora, a tenersi alla larga. Concentrando il suo intervento in un profluvio di numeri e percentuali sulle presenze televisive nei canali Rai dei leader e delle forze politiche. Il resto lo hanno fatto le opposizioni inseguendolo sul suo terreno per contestare le cifre snocciolate dal presidente a riprova del rispetto del pluralismo che Pd e Forza Italia, invece, rinfacciano alla Rai di aver violato. Scene già viste ad ogni cambio della guardia e tornata elettorale. Ma martedì prossimo difficilmente il gong salverà ancora Foa.