Festival che vai, rivoluzione che trovi. Neppure il tempo di archiviare la slavina di polemiche per la vittoria di Mahmood a Sanremo, che già siamo alle prese con il vincitore del Grammy Awards, Childish Gambino. E se per il cantante egiziano di adozione milanese mezza Italia ha gridato allo scandalo, ad un complotto per dare un segnale contro il governo gialloverde e alla sua politica sull’immigrazione, al super premio musicale di Los Angeles non è andata meglio.
Infatti Gambino, all’anagrafe Donald Glover, con quattro Grammy come miglior canzone, miglior registrazione dell’anno, miglior video e miglior collaborazione con un artista rap, vero trionfatore allo Staples Center, è il primo ragazzo di colore rapper a ricevere il prestigioso riconoscimento. E allora se il verdetto della kermesse sanremese è stato interpretato come un messaggio anti-sovranista, la cerimonia dei Grammy è stata una delle tante occasioni dello show-business americano dove era cristallino l’intento politico: colpire il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il mainstream di Hollywood e la musica dei grandi nomi.
Niente di strano in un periodo come questo, in cui il tema delle donne, del #MeToo, del razzismo sono diventati le vere questioni dei governi. È la musica del mondo che cambia oppure il razzismo che non cambia musica? Considerando le polemiche sicuramente c’è una buona fetta di pubblico nazionale e non che proprio non accetta che Sanremo o eventi di fama mondiale non siano più i templi della conservazione. Secondo alcuni telespettatori, infatti, il Festival della canzone italiana non poteva essere vinto da un immigrato. E così vale per gli amercicani che hanno visto il rapper spodestare nomi che rappresentano la tradizione.
Lo scorso anno sul grande schermo gli attori neri hanno fatto faville e ai prossimi Oscar è già prevista una lunga lista di nomi e film che scateneranno l’inferno. E la musica ha preso la stessa strada. Così ieri non è stata una sorpresa vedere sul palco il trionfo di Gambino, uno degli artisti rap più interessanti degli ultimi anni. Ma l’altra faccia della medaglia ai Grammy è stata la grande ondata di protagoniste donne che è calata come uno tsunami sull’evento, con Lady Gaga, protagonista di un’infuocata esibizione di Shallow, Dua Lipa, cantautrice inglese di origini albanesi-kosovare, Cardi B (entrata nella storia come prima donna ad aggiudicarsi il premio nella categoria album rap, territorio solitamente dominato dagli uomini) e Kacey Musgraves che hanno conquistato i trofei più ambiti. Insomma, una cosa è certa: i Festival stanno diventando sempre più lo specchio della società.