Da Bolzano a Lamezia Terme, da Lucca fino a Ostia. Piaccia o non piaccia, CasaPound ha conquistato terreno. E i risultati raccolti a Ostia (oltre il 9%) non possono essere sottaciuti. “Ce lo aspettavamo questo successo – dice a La Notizia il vicepresidente di CasaPound, Simone Di Stefano – Abbiamo lavorato parecchio e stiamo assistendo in tutta Italia a una tendenza in crescita”. Una tendenza frutto di una linea intransigente: no ad accordi con la vecchia politica.
Esattamente come si farà al ballottaggio al X Municipio di Roma: “Non ci prendiamo la responsabilità di amministrare un territorio con chi non si è dimostrato all’altezza”, precisa ancora Di Stefano. Anche se poi aggiunge che “non sta a chi ha ottenuto un ottimo risultato ma comunque minoritario, andare a cercare accordi…”. Come dire: vediamo che proposta arriva dal centrodestra. Difficile però pensare ci possa essere qualche forma di offerta esplicita, dopo che nelle settimane scorse lo scontro tra i neofascisti e il centrodestra di Monica Picca, è stato piuttosto aspro. E lo sa bene lo stesso Di Stefano, che tuttavia è già proiettato alle politiche. La soglia di sbarramento? “Se guardo la distribuzione dei risultati di CasaPound è lceito pensare di superare il 3%”. Senza accordi, men che meno con “una coalizione guidata da Berlusconi”, dato che i neofascisti vogliono uscire dall’euro e dall’Unione europea. “E su questo siamo intransigenti”, precisa ancora Di Stefano.
Intransigenti anche con gli altri movimenti di estrema destra, a cominciare da Forza Nuova. “Sì, ora stanno raccogliendo buoni risultati, ma hanno svenduto gli ideali”, dicono i forzanovisti più vicini al leader Roberto Fiore. Che ci sia profondo astio tra i due movimenti di estrema destra, d’altronde, non è una novità. “Noi siamo sempre aperti al dialogo – dice però Di Stefano – Il discorso è che per candidarsi serve una presenza capillare sul territorio. Casa Pound ci è riuscita nel tempo. Forza Nuova mi pare abbia perso questo ruolo tanto da non avere nemmeno le firme per candidarsi a Ostia”. Frecciata. Cui ne segue un’altra: “Se pensi che devi cancellare la legge sull’aborto e che gli omosessuali sono da internare, non vai da nessuna parte”. Insomma, dialogo sì. Ma solo nella nuova veste del fascismo 2.0.
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