Dopo le inchieste il Mose parla croato. Il gruppo Brodosplit di Spalato fa incetta di appalti e beffa pure Fincantieri

di Stefano Sansonetti

Adesso il Mose si mette a parlare croato. Lentamente sfuggita ai radar dell’attualità, anche complice l’esplosione di altre inchieste giudiziarie in giro per l’Italia, la maxidiga che dovrebbe proteggere Venezia dall’acqua sta andando avanti. E sta affidando ricchi appalti per il suo completamento, che secondo le stime più aggiornate dovrebbe essere raggiunto a metà del 2017. Ebbene, dopo l’appaltopoli messa nel mirino nei mesi scorsi dalla magistratura, proprio in tempi recenti sono state aggiudicate le ultime commesse per la fornitura delle cosiddette “paratoie” metalliche, in pratica quei moduli che elevandosi faranno da barriera all’acqua. Ad essersele aggiudicate per circa 50 milioni di euro è Brodosplit (abbreviazione di Brodogradevna Industrija Split), cantiere navale croato con sede a Spalato. Il tutto non senza sorprese, come l’esclusione da alcune delle procedure dell’italiana Fincantieri, il gruppo cantieristico italiano recentemente quotato in borsa.

LE PROCEDURE
Gli appalti sono stati aggiudicati dal Cvn, quel Consorzio Venezia Nuova che cura lo sviluppo dell’opera e che è finito dritto nell’inchiesta veneziana esplosa nei mesi scorsi. Inchiesta che, tra i tanti, ha coinvolto anche l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (Pd), poi uscito di scena, e l’ex ministro ed ex presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan (Fi). Il Consorzio, per tanto tempo dominato dall’ex padre padrone Giovanni Mazzacurati, oggi è guidato dal dg Hermes Redi, con un consiglio direttivo presieduto dall’ex deputato e senatore Udeur Mauro Fabris. E qualche settimana fa, su richiesta del presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, sono stati nominati due commissari: l’ex direttore dei Monopoli, Luigi Magistro, e Francesco Ossola. E’ stato proprio il Consorzio (prima della nomina dei due commissari) ad assegnare definitivamente ai croati le due commesse, entrambe il 6 novembre scorso, quando la vicenda giudiziaria era già ampiamente deflagrata (parliamo dei primi di giugno 2014).

IL CANTIERE
E così Brodosplit è riuscita a incassare 22 milioni e 650 mila euro per la fornitura di 20 paratoie metalliche in acciaio destinate alla bocca di porto di Chioggia, e 25 milioni e 950 mila euro per la fornitura di 21 paratoie destinate alla bocca di porto di Malamocco. Un mese prima, per la precisione l’8 ottobre, era stata perfezionata l’aggiudicazione definitiva di un altro degli ultimi appalti dei moduli di acciaio. In quel caso è risultata vincitrice la società veronese Cordioli & C., che per 26 milioni e 235 mila euro fornirà al Mose 22 paratoie. In quest’ultimo caso, così come in quello per la bocca di porto di Chioggia, la particolarità è che tra gli sconfitti dei due appalti c’è l’italiana Fincantieri, guidata dall’amministratore delegato Giuseppe Bono, esclusa per questioni formali in seguito a una serie di ricorsi. La stessa Fincantieri che, peraltro, in passato ha anche stretto rapporti commerciali con i croati di Brodosplit, che hanno fornito al gruppo italiano alcune sezioni di navi.

LA CURIOSITA’
Che poi, a dirla tutta, le sorprese che ruotano intorno alla costruzione del Mose, che finirà per costare 5,7 miliardi di euro, non accennano a finire. Dai documenti di gara relativi alla fornitura di 22 paratoie metalliche per la bocca di porto di Lido-San Nicolò (quella aggiudicata per 26,2 milioni di euro alla Cordioli & C.) spunta fuori l’interesse avanzato all’epoca da un’altra società estera. Parliamo della Environment Solutions, basata in Danimarca, che a fine maggio 2014 fece arrivare al Consorzio Venezia Nuova una richiesta solo apparentemente curiosa, in lingua inglese. Dopo essersi brevemente presentata, e aver manifestato interesse alla fornitura delle paratoie, la società danese chiese al Consorzio Venezia Nuova di avere a disposizione il bando di gara, preferibilmente proprio in lingua inglese. Di lì a poco ci fu la risposta del Consorzio, il quale in via preliminare fece semplicemente notare che tutti i documenti di gara disponibili erano pubblicati sul suo sito. Cosa senz’altro vera, con il piccolo particolare che ancora oggi sul sito il bando e il disciplinare sono riportati in lingua italiana. In più, quasi beffardamente, il Consorzio concluse la risposta scrivendo: “Si precisa che, ai sensi di quanto previsto nel bando di gara, le offerte dovranno essere redatte in lingua italiana”. Insomma, per di capire che ai danesi è stato opposto un doppio no: nessun bando in italiano e nessuna eventuale offerta redatta in inglese.

Twitter: @SSansonetti