Dopo la condanna, l’Anm risponde a Delmastro: “C’è un giudice a Berlino”

I magistrati rispondono a Delmastro, il quale ribadisce che non si dimetterà. Conte: "La tessera di FdI ti protegge dalle inchieste".

Dopo la condanna, l’Anm risponde a Delmastro: “C’è un giudice a Berlino”

“Siamo sconcertati nel constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza”. Così la Giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati ha commentato ieri le scomposte reazioni della maggioranza alla sentenza di condanna a otto mesi per il sottosegretario Andrea Delmastro.

“C’è un giudice a Berlino”

Ma l’Anm va oltre e risponde direttamente al neo-condannato, che si era augurato che “ci fosse un giudice a Berlino”. “Per aver un giudice terzo non occorre andare a Berlino”, dicono i magistrati. Che colgono la palla al balzo per attaccare anche la riforma Nordio sulle carriere: “Per dimostrare l’inutilità della separazione delle carriere, basta osservare la vicenda processuale che si è conclusa con la condanna in primo grado del sottosegretario Delmastro. Alla richiesta di archiviazione del pm un giudice ha ordinato l’imputazione, ed alla richiesta di assoluzione di un pm il Tribunale ha pronunciato condanna. Questo dimostra che il pm può chiedere l’assoluzione, nonostante la sua carriera non sia separata da quella del giudice, e che il giudice non è succube del pm”.

La frecciata dell’Anm al “disorientato” ministro Nordio

L’ultima frecciata i giudici la riservano proprio al “disorientato” (per sua stessa ammissione) Guardasigilli: “Siamo disorientati nel constatare che il ministro della Giustizia auspica la riforma di una sentenza di cui non esiste altro che il dispositivo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche”.

Delmastro: “Io resto fino al terzo grado di giudizio”

Da parte sua, il condannato e interdetto Delmastro definisce “coraggiosa la Procura” (per averne chiesto l’assoluzione) e ribadisce: “io sto al mio posto e continuerò a farlo in virtù del principio di non colpevolezza fino all’ultimo grado di giudizio”.

Confortato anche dalle dichiarazioni di tutto il centrodestra. A partire dal ministro forzista Antonio Tajani: “Non vedo un grande fondamento giuridico nella sentenza che ha condannato il sottosegretario Delmastro, mi sembra più una scelta politica finalizzata a dare un colpo alla riforma della giustizia. Andremo avanti, perché va nell’interesse dei cittadini e della stessa magistratura, per me può rimanere al suo posto”.

Conte: “La tessera magica di FdI ti difende dalle condanne”

Per il centrosinistra Delmastro deve andarsene, senza se e senza ma. “Giorno 1 con un condannato in primo grado a rappresentare tutti noi al Ministero della giustizia come Sottosegretario”, ironizza Giuseppe Conte, “Delmastro ha violato il segreto di ufficio su informazioni delicatissime, che riguardano mafia e terrorismo, e le ha usate per fare lotta politica agli avversari. Meloni lo difende e grida anche qui al complotto, lo lascia al suo posto. La tessera di Fratelli d’Italia è magica: se ce l’hai Meloni ti difende dalle condanne come dalle inchieste, anche per truffa allo Stato sui fondi Covid”.

“Delmastro viene condannato e la cantilena è sempre la stessa: è colpa delle toghe rosse”, attacca l’Avs Peppe De Cristofaro, “la verità è semplice: la magistratura che piace alla destra è quella che può nominare perché le dia sempre ragione. È esattamente questo che sta avvenendo tanto nel nostro Paese che negli Usa di Trump”.

Tutte le opposizioni chiedono il “Premier time”

E in serata, tutte le opposizioni hanno chiesto al presidente del Senato Ignazio La Russa di calendarizzare “quanto prima” il “Premier time”. Sono numerose infatti le questioni sulle quali invitano Giorgia Meloni a riferire in Parlamento, a partire proprio da Delmastro e “i limiti costituzionali irrisolti sul ddl sicurezza”. E circa “l’andamento dei lavori parlamentari” chiedono che approdino in Aula i disegni di legge di loro iniziativa già presenti nel programma dei lavori.