La settimana nera dell’Europa potrebbe non essere finita. Dopo la Brexit, infatti, domenica 26 giugno arrivano le elezioni in Spagna, visto che il voto di dicembre 2015 non ha permesso la nascita di un governo. E, anche gli ultimi sondaggi non consegnano un quadro tranquillizzante per l’Ue. Perché nessun partito potrebbe ottenere i seggi necessari ad avere la maggioranza. La soglia è quella di 176 deputati, visto che la Camera spagnola ha 350 rappresentanti (in fondo all’articolo il grafico con la possibile distribuzione dei seggi).
Studio dei sondaggi nelle elezioni spagnole
La media dei rilevamenti, raccolta dal quotidiano El Mundo, indica che il Partito popolare del premier uscente Mariano Rajoy non può andare oltre i 129 parlamentari con un consenso del 29%. La “sorpresa annunciata” del 26 giugno dovrebbe essere Unidos Podemos, che mette insieme Izquierda Unida (la sinistra radicale) con il partito di Pablo Iglesias, destinata a diventare la seconda forza politica. Con il 25% voti è possibile la conquista di 86-92 seggi. Una performance migliore dei socialisti (Psoe) di Pedro Sanchez, fermi al 21% con un bottino di 73-78 seggi. Ciudadanos, invece, di Albert Rivera punta al 15% con un range compreso tra 35 e 40 deputati, bissando il risultato di dicembre 2015. Tuttavia, questi voti rischiano di non essere decisivi per la nascita di una maggioranza parlamentare.
Con questi dati, infatti, potrebbero esserci solo due tipi di alleanze in grado di governare il Paese: la “grande coalizione” tra popolari e socialisti (un fatto totalmente inedito in Spagna) oppure un’intesa a sinistra tra socialisti e Unidos Podemos più i partiti regionali come la sinistra repubblicana catalana e il partito nazionalista basco. Ma la solidità di un governo del genere non sarebbe di certo una garanzia per l’Europa, a cominicare dal complicato dialogo tra Iglesias e Sanchez. Anche perché le spinte anti-Ue sarebbero piuttosto consistenti.