Una serie di porte che si aprono. E che possono portare i pentastellati, vittoriosi a Roma e a Torino, negli scrigni del potere finanziario non solo locale. Un esempio su tutti è la Cassa Depositi e Prestiti, il gigante controllato dal ministero dell’economia, e in misura minore dalle fondazioni bancarie, che gestisce il risparmio postale. Con un po’ di attenzione si può mettere a fuoco una strada che parte da Torino, dove è appena stata eletta la grillina Chiara Appendino, e arriva dritta alla Cassa. Qui troviamo un consiglio di amministrazione “elastico”, la cui composizione viene allargata quando c’è da decidere sulla cosiddetta “gestione separata”, in pratica la concessione di finanziamenti agli enti locali. E chi ha fatto parte sinora della versione allargata del Cda della Cassa?
IL DETTAGLIO – Si tratta di Piero Fassino, proprio l’ex sindaco Pd di Torino. Certo, partecipava ai consigli di amministrazione in quanto presidente dell’Anci, l’associazione dei comuni. Ma questo è semmai un ulteriore elemento per chiedersi cosa potrebbe accadere a breve non soltanto nella Cdp, ma anche in quella lobby dei sindaci che è proprio l’Anci. E ancora. Sempre nel Cda della Cassa, versione ordinaria, siede una fedelissima di Fassino (e prima ancora di Sergio Chiamparino), che risponde al nome di Carla Patrizia Ferrari. Quest’ultima siede in Cdp come espressione della Compagnia San Paolo, una delle più ricche fondazioni bancarie italiane. E qui va spiegato un altro legame che fa capire quale potrebbe essere la forza di penetrazione dei Cinque Stelle. Gli organi delle fondazioni, infatti, sono per buona metà nominati degli enti locali. La Compagnia San Paolo è tra gli altri guidata da un consiglio generale in cui il comune di Torino esprime due membri. La stessa Compagnia è la prima azionista di Intesa Sanpaolo con un pacchetto del 9,8%. Ecco allora che tramite una maggior voce in capitolo nella governance delle fondazioni, che presumibilmente la Appendino e i suoi vorranno avere, i pentastellati possono arrivare direttamente in banca. Ieri, per dire, il nuovo sindaco ha chiesto un passo indietro dalla presidenza della Compagnia all’ex ministro Francesco Profumo, nominato recentemente dall’ex sindaco Fassino e “reo” a dire dei grillini di aver aumentato il budget di spesa degli organi della fondazione. Un’altra prova? Il comune di Torino nomina tre rappresentanti anche nel consiglio di indirizzo della Fondazione Crt, altro ente di assoluto rilievo, forte di un 2,5% nel capitale di Unicredit. E anche per questa via si arriva in banca. Così come per la via della fondazioni e dell’Anci si arriva dritti nel cuore della Cassa Depositi e Prestiti. E sempre attraverso le fondazioni bancarie si entra in fondi di investimento e società immobiliari. Solo per fare un esempio le due citate fondazioni, grazie a operazioni recenti, sono entrambe azioniste della Ream Sgr (immobiliare) e di Equiter (infrastrutture). Infine: il comune di Torino nomina pure parte degli amministratori della Iren, quotata in Borsa. Cosa faranno i grillini di questo enorme potenziale di penetrazione nelle stanze dei bottoni?
DOPPIA SFIDA – La stessa domanda si può porre a Roma, appena conquistata da Virginia Raggi, dove il più importante centro di interessi economici è Acea (acqua ed energia elettrica), controllato al 51% dal Campidoglio in compagnia dei “poteri forti” del gruppo Caltagirone (15,8%) e dei francesi di Suez (12,4%). A cascata, ma solo per fare alcuni esempi, Acea partecipa anche alla Publiacqua di Firenze, fortino fino a poco tempo fa infarcito di renziani. E proprio dalla Publiacqua arriva Alberto Irace, attuale Ad di Acea. Ancora, insieme ad Atac e Ama la stessa Acea risulta azionista del Consorzio Elis, società consortile legata all’Opus Dei che si occupa di formazione professionale. Insomma, il concetto è semplice: oggi da Torino e Roma i grillini hanno sulla carta la possibilità di mettere un piede in quei fortini finanziari da sempre criticati. E possono contribuire a un loro cambiamento. Saranno all’altezza della sfida?