L’allarme sulla libertà di stampa e il pluralismo in Rai; le critiche alle (non) riforme del ministro Carlo Nordio; il premierato che mette in pericolo la democrazia; l’assenza di regolamentazione di lobby e conflitto di interesse. Basta una breve occhiata al rapporto della Commissione UE sullo Stato di Diritto dei 27 Paesi membri, per comprendere perché Giorgia Meloni ne temesse la pubblicazione prima delle elezioni europee. Un report pesante che abbiamo chiesto di commentare alla vice-presidente del Senato, Mariolina Castellone (M5S), la quale non ha nascosto tutte le sue preoccupazioni.
Senatrice, il rapporto non è affatto tenero con l’Italia made in Meloni. Partiamo dalla giustizia: l’Ue dice che è pericoloso abolire l’abuso d’ufficio, eppure l’hanno fatto, sono pazzi?
Intanto vorrei sottolineare che è preoccupante sapere che questo report così impietoso nei confronti del governo esiste da tempo, ma che è stato tenuto nascosto in attesa del risultato delle europee. Perché avrebbe potuto avere una ripercussione sull’opinione degli elettori, però ne prendiamo atto… Un vantaggio elettorale che poi tra l’altro non è servito. Tornando all’abuso d’ufficio rientra nel piano ben preciso di indebolire la magistratura che la destra porta avanti da qualche decennio. Abolire l’abuso d’ufficio, indebolire il reato di traffico di influenze, ridurre l’uso delle intercettazioni, bloccare le pubblicazioni degli atti non coperti da segreto, insomma, il nascondere ciò che accade all’opinione pubblica, sono scelte criticate dall’Europa, ma comunque il governo va avanti per creare degli spazi di impunità e proteggere i colletti bianchi. Oltretutto, secondo il report, in questo momento il rischio di corruzione è altissimo perché entrano in circolo i fondi del Pnrr. E poi è grave che si provi a mettere delle toppe in queste voragini che si creano, come il nuovo reato che copre solo in parte – e male – l’ex aduso d’ufficio, inserito di corsa nel decreto carceri. Se dovessi sintetizzare l’operato del governo sulla giustizia, direi impunità e approssimazione.
Altra mazzata è il richiamo su conflitto di interessi e legge sulle lobby, e diciamo che i casi Toti e del sindaco Brugnaro sono abbastanza esplicativi, no?
L’elenco sarebbe lunghissimo. L’Italia è intrisa di commistioni di interessi pubblici e privati. Tra l’altro, la legge sul conflitto di interessi, la Frattini, è stata ritenuta inefficace dalla Commissione di Venezia. Nella scorsa legislatura avevamo proposta una legge su questi stessi temi e l’abbiamo riproposta anche all’inizio di questa legislatura.
Premierato: per la Ue con questa riforma si mette a rischio la rappresentatività. Concorda?
Il report dice esattamente ciò che noi abbiamo provato a dire alla maggioranza durante la discussione in Senato: questa legge è un pastrocchio perché va a minare tutti gli equilibri tra i poteri dello Stato; limita i poteri del presidente della Repubblica; riduce il Parlamento a un passacarte. Tra l’altro anche il rapporto sottolinea che non essendo stata fatta una legge nuova legge elettorale, non c’è più l’equilibrio tra i poteri. Inoltre viene sottolineato l’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza. Contro il Premierato continueremo a fare opposizione e poi chiaramente ci sarà il referendum. Per il quale speriamo si crei un ampio fronte popolare che vada al di là delle forze politiche, aggregando anche realtà civiche e sociali.
Capito informazione, forse il più duro. Per Bruxelles esiste un oggettivo pericolo per la libertà di stampa in generale e di pluralismo per la Rai. Concorda con chi accusa viale Mazzini di essersi trasformato in TeleMeloni?
Già l’anno scorso era stata emessa una raccomandazione per una legge che tutelasse i giornalisti dal reato di diffamazione. E il report evidenzia non solo che non è stata accolta, ma sottolinea come siano aumentati i casi di aggressione contro i giornalisti. E poi si denuncia l’influenza politica sul servizio pubblico, che è ciò che noi diciamo da sempre. Anche la presidente della commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, ha espresso grande preoccupazione nei giorni delle elezioni francesi, segnalando un pericolo per l’indipendenza della Rai. Però tutto deriva dalla legge Renzi che consente al governo di mettere le mani su Viale Mazzini. Ed è lì che bisogna andare ad agire.
Il governo non sembra intenzionato a cambiare le regole…
Però c’è un regolamento europeo che ci impone di rivedere quella legge e quindi a un certo punto questo Parlamento e questo governo se ne dovranno occupare. Per questo abbiamo proposto gli “Stati generali del servizio pubblico”, un tavolo dove tutte le forze politiche si siedano e discutano da pari.
Capitolo querele temerarie, c’è la possibilità che si voti una legge o nessuno in Parlamento ha interesse a farla…?
Noi sicuramente siamo interessati a farla, anche perché ci abbiamo sempre provato nelle legislature precedenti… Ora stiamo facendo il possibile per inchiodare questa maggioranza quantomeno a discutere una legge di democrazia. Ma al momento c’è un muro che non è facile abbattere. Tra l’altro vorrei ricordare le numerose querele bavaglio proprio di esponenti di questo governo nei confronti di giornalisti d’inchiesta.
Oggi (ieri, ndr) le parole del presidente Mattarella sono state chiare…
Il Presidente è sempre illuminante, è una guida e un faro per tutti noi. Ci indica la strada da seguire. E spero che anche questa maggioranza legga quelle parole in modo oggettivo e non provi ad interpretarle.