Non l’ha difeso praticamente nessuno. Perché è indifendibile. È bufera sul direttore dell’intrattenimento di viale Mazzini, il meloniano Paolo Corsini, reo di aver insultato a microfono acceso il collega Corrado Formigli. Persino il compagno (no, scusate, compagno no), il “co-militante”, Ad Rai Giampaolo Rossi ha dovuto prendere provvedimenti.
Ieri infatti Corsini è stato convocato da Rossi, il quale ha espresso “il proprio disappunto per l’episodio che lo ha visto coinvolto. Inoltre ha dato mandato alle Direzioni competenti di valutare eventuali elementi sotto il profilo disciplinare in riferimento a quanto andato in onda nella trasmissione Piazzapulita”, recita una nota di Viale Mazzini.
“Formigli infame”, Corsini precisa: “Ce l’avevo col gradino”
L’episodio è noto: Corsini all’inviata de La7 ha dichiarato: “Dite all’amico Formigli che si guardasse un pochino nella coscienza… infame”. Salvo poi tentare la marcia indietro: “Ho specificato, come si sente chiaramente in onda, che mi riferivo al gradino. Sono giorni che zoppico per un problema al ginocchio, tanto che faccio magnetoterapia tutti i giorni, anche in Rai come tutti sanno e vedono. Se poi a lui piace attribuirsi certi epiteti…”.
Il libro che svela i post fascisti di Corsini
Ma a mettere altra benzina sul fuoco, alcuni post di Corsini svelati dal libro “Quel braccio alzato. Storia del saluto romano“, di Massimo Arcangeli, uscito proprio ieri. “Abbasso il Natale, plutocratico e borghese. Viva la Befana, popolare e fascista!”, uno dei messaggi riportati, preceduto dalla citazione di Mussolini: “Con un proletariato riottoso, malarico, pellagroso non vi può essere un elevamento dell’economia nazionale. B.M. (Dal discorso dell’Augusteo di Roma, 9 Novembre 1921)”.
Insomma di motivi per chiedere l’allontanamento dell’esponente di FdI ce ne sono parecchi, come ha sottolineato il dem Sandro Ruotolo: “Per quell’infame al giornalista Formigli abbiamo chiesto, come Pd, le dimissioni di Corsini. Dopo aver letto il libro di Arcangeli, la Rai non deve perdere più tempo. È una vergogna che Corsini resti al suo posto. Chiederemo in commissione di Vigilanza Rai di sentire i vertici aziendali”.
Tutti contro il direttore meloniano
Ma sul direttore meloniano il diluvio di critiche era stato incessante fin dalle prime ore di ieri: “Provo imbarazzo e sconcerto per le offese pronunciate da un consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, all’indirizzo di un collega, in palese contrasto all’art. 2 della nostra legge ordinistica, costituendo così una chiara violazione deontologica”, ha attaccato Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti.
Per l’Usigrai, invece, il linguaggio utilizzato “non è degno di un alto dirigente della Rai. Non basta il gioco di parole, usato per confondere il significato delle espressioni di Corsini, a giustificare quanto accaduto – prosegue l’Usigrai – Corsini non rappresenta solo sé stesso nel ruolo che riveste, ma la Rai tutta”. Piena solidarietà a Formigli era stata espressa dall’Associazione Stampa Romana, che ha parlato di un “fatto gravissimo, che ferisce la nostra professione e va stigmatizzato con forza”.
“Il meloniano Paolo Corsini sembra dimenticarsi troppo spesso del ruolo di responsabilità che riveste all’interno del Servizio Pubblico”, aveva sottolineato l’M5s Dario Carotenuto, “Deve ricordarsi che è un dirigente della Rai e non un comiziante ad Atreju”.
Solo il Dg Rai Rossi tenta una debolissima difesa e annuncia: “Non accadrà nulla”
L’unico a tentare una – debolissima – difesa è stato il direttore generale della Rai, Roberto Sergio: “Ci saranno da parte dell’azienda valutazioni giuste rispetto a quanto accaduto. Il video? L’ho visto, ma non mi sento di dire nulla. C’è una pressione quotidiana che viene fatta e questo comporta che in alcuni casi si possa anche non avere la tenuta giusta e la pazienza giusta. Poi lui ha spiegato anche che c’era un problema personale, fisico. Ci saranno approfondimenti da parte dell’azienda”.
Sergio ha anche tentato di fare il pompiere: “probabilmente il regolamento non prevede nulla, probabilmente non c’è nulla da fare. Di fronte allo stress, alla tensione, ci può stare che uno sbagli la risposta. Non è questione di essere intoccabili, è questione di valutare il comportamento. Io non l’avrei detto – dice ancora il dg della Rai- ma francamente non ci trovo nulla che possa in qualche modo essere condizionato dal codice etico dell’azienda e probabilmente non accadrà nulla”. E probabilmente ha ragione lui…